Il
Castello di Melfi è un castello medievale di origine normanna, uno tra i più importanti del Sud Italia, che sorge in cima ad un colle di origine vulcanica che si affaccia sulla Valle dell’Ofanto a poca distanza dal Monte Vulture, in una posizione strategica che costituisce il punto di passaggio tra Campania e Puglia.
Le sue origini risalgono
alla fine dell’XI secolo, quando fu edificato dai
Normanni come roccaforte per respingere gli attacchi nemici e come rifugio per gli alleati.
Il Castello è stato sede di numerosi
avvenimenti storici, già durante l'età normanna: nelle sue sale, tra il 1059 e il 1137, si svolsero
cinque concili ecumenici, organizzati da cinque diversi Pontefici, mentre nell'estate del 1059, Papa Niccolò II trascorse un periodo nella fortezza stipulando in giugno il
Trattato di Melfi, celebrando il
Concilio di Melfi I e riconoscendo, attraverso il
Concordato di Melfi, le conquiste dei Normanni.
Successivamente nel Castello si tennero altri congressi religiosi: Papa Alessandro II nell’agosto 1067 diresse il
Concilio di Melfi II e incontrò il Principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, e i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero I di Sicilia; nel 1089, durante il
Concilio di Melfi III, Papa Urbano II approvò la prima crociata in Terra Santa; nel 1101, Papa Pasquale II riunì il
Concilio di Melfi IV; ed infine, nel 1137, Papa Innocenzo II celebrò il
Concilio di Melfi V.
Durante il periodo degli
Svevi, sotto
Federico II, il Castello subì diverse trasformazioni e restauri e, ancora una volta, ospitò importanti eventi storici: nel 1231, nella roccaforte fu promulgata la
Costituzioni di Melfi, un codice legislativo del Regno di Sicilia, redatta da Federico II insieme al suo notaio Pier della Vigna e al filosofo e matematico Michele Scoto. L'anno successivo Federico II ospitò al Castello il marchese di Monferrato e la nipote Bianca Lancia, sua futura moglie, e nel 1241, il sovrano rinchiuse nel maniero due cardinali e vari vescovi francesi e tedeschi, che macchinavano per destituirlo.
Sotto il dominio degli
Angioini, il Castello di Melfi fu scelto da
Carlo II d'Angiò come residenza ufficiale di sua moglie Maria d'Ungheria e fu interessato da massicci ampliamenti e ritocchi, a cui seguirono ulteriori interventi durante il periodo
aragonese, nel corso del Cinquecento. Successivamente passò sotto il controllo prima degli
Acciaiuoli, poi dei
Marzano, dei
Caracciolo ed infine dei
Doria, ai quali appartenne fino al 1950.
Uscito miracolosamente indenne dai terribili sismi del 1851 e del 1930, il Castello oggi si presenta come un’imponente struttura caratterizzata dalla commistione di molteplici stili, che però ha saputo conservare il tipico
aspetto medievale.
La roccaforte è costituita da ben
dieci torri, di cui sette a pianta rettangolare e tre di forma pentagonale: la Torre dell'Ingresso, la Torre dello Stendardo o dei Cipressi, la Torre della Secretaria o Della Terrazza, la Torre del Baluardo del Leone, la Torre dell'Imperatore o dei Sette Venti, la Torre senza nome di cui restano solo i ruderi, la Torre di Nord Est o Torrita Parvula, la Torre delle Carceri o di Marcangione, la Torre della Chiesa e la Torre dell'Orologio.
Al Castello un tempo si accedeva attraverso
quattro ingressi e di questi, oggi, solo uno è praticabile: un
primo ingresso era situato vicino alla Torre Parvula ed era collegato direttamente con la campagna, oggi murato; il
secondo, anch'esso murato e collocato poco distante dalla Torre della Chiesa, conduce negli spalti ed era un tempo utilizzato dalle guardie; il
terzo, posto vicino al Baluardo del Leone, era l'ingresso principale nell'era angioina che conduceva al fossato e alla città; il
quarto, l'unico agibile attualmente, fu aperto dai Doria e conserva un'epigrafe che celebra le gesta di Carlo V d'Asburgo e di Andrea Doria e consente l’accesso al paese tramite un ponte, un tempo levatoio.
Attraversati il ponte e il portale, potrete accedere al
cortile principale, su cui sporgono il
palazzo baronale e la
cappella gentilizia, da dove potrete visitare le scuderie e i cortili "dello Stallaggio" e "del Mortorio", tutte costruzioni angioine realizzate tra il 1278 ed il 1281 per volere di Carlo II d'Angiò.
All'interno del maniero, potrete ammirare ancora alcuni tratti tipici dell’originario stile normanno-svevo e le bellissime sale angioine, come la "
Sala del Trono", che ospita il
Museo Archeologico nazionale del Melfese, fondato nel 1976, la sottostante "
Sala degli Armigeri", e la "
Sala delle Scodelle", luogo in cui furono proclamate le costituzioni di Melfi.
Ancora oggi potrete vedere la
cinta muraria normanna, ricostruita in epoca aragonese, che attorniava l’intero borgo.
Curiosità
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Nel 1130, il Castello ospitò un Concilio di Melfi non riconosciuto dalla Chiesa, perché organizzato dall'antipapa Anacleto II, che istituì il Regno di Sicilia.
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A metà Ottocento, il paesaggista e scrittore inglese Edward Lear definì il Castello di Melfi come “degno dei migliori quadri di Poussin”.
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All’interno della Torre del Baluardo del Leone, a pianta pentagonale, si trova un incavo dove si racconta ci fosse il nido dell’Aquila reale di Federico II che, nei boschi che circondano il Castello, praticava uno dei suoi passatempi preferiti: la falconeria.