A sud del decumano massimo, ricalcato quasi fedelmente dall'attuale via Roma, è stata identificata quella che quasi certamente era un'area pubblica del municipium romano, risalente alla metà del I secolo a.C.
Le strutture murarie dell'isolato, si affacciano su di una strada di larghi basoli, ovvero grosse pietre irregolari, realizzati con roccia vulcanica; l'impianto stradale era servito da una rete fognaria che raccoglieva l'acqua piovana.
Con la ristrutturazione effettuata tra la fine del I e gli inizi del II sec. d.C., fu edificato un maestoso edificio, di cui rimangono oggi poche tracce, come parte la soglia con i buchi dei cardini. In seguito, nuovi restauri hanno riguardato l'abside - probabilmente tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. - che fu trasformata in un'esedra rettangolare con pareti e pavimento rivestiti con lastre di marmo. L'aula centrale fu pavimentata con un apprezzabile mosaico policromo figurato, oggi parzialmente conservato; la parte rimasta mostra una figura di Eracle, identificabile per la leontè - la pelle di leone ricordo della vittoria contro il Leone nemeo, prima delle sue leggendarie dodici fatiche - poggiata sulla sua spalla, e la clava alzata.
L'ultima fase di ristrutturazione dell'edificio risale all VI-VII sec. d.C., quando l'abside viene chiusa da un muro realizzato con elementi di reimpiego, ed il pavimento a mosaico venne integrato con un grossolano cocciopesto.
Un intervento, quest'ultimo, che segna la nuovo destinazione d'uso dell'edificio a diverse funzioni nonché la nascita dell'impianto architettonico ancora in uso.
Curiosità
- Questo edificio pubblico era probabilmente la Curia, ovvero la sede del Senato locale; questa deduzione è stata resa possibile dal confronto con un impianto simile nel foro della città di Scolacium, in Calabria.