Le ammalianti
Vore di Barabarano del Capo sono due caverne naturali apertesi nelle calcareniti che costituiscono un ricco patrimonio storico e naturale del borgo.
Il termine "vora" deriva dal dialetto pugliese e significa "voragine". Le due vore di Barabano sono distanti appena 300 metri l'una dall'altra, profonde una 35 metri (vora grande) e l'altra 25 metri (vora piccola), e a generarle è stato un fenomeno chiamato carsismo, una dissoluzione chimica delle rocce calcaree e gessose scatenata principalmente da acque acide, rese tali dall’anidride carbonica.
Attraverso un corridoio che scorre lungo le pareti si può scendere fino a circa 10 metri.
Nelle vore si distinguono due ambienti completamente diversi:
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un ambiente esterno, caratterizzato da luce, scarsa umidità, escursioni termiche diurne ed una vegetazione composta da macchie mediterranee, fiori e foglioline;
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un ambiente interno più umido (fino all'80%), con una luce meno intensa, caratterizzato da un'interessante vegetazione di spore e senza fiori.
Gli animali che si possono incontrare nell'ambiente esterno sono il biacco, il cervone, la lucertola, la luscengola, il ramarro e il porcospino. Nell’ambiente interno invece si possono trovare coleotteri, rospi e ratti.
Per raggiungere questo luogo dal grande valore ambientalistico bisogna percorrere un percorso "storico", quello che percorrevano i pellegrini in cammino dal nord Europa verso il Santuario di Leuca.
Curiosità
- Molte leggende gravitano attorno a queste vore. Si dice che le voragini si siano aperte spontaneamente durante la battaglia di Salve contro i Turchi (1480) e le battaglie contro i corsari algerini (1537; 1547), come segno di rigetto degli infedeli. Da qui, la tradizione vuole che chiunque passi di lì debba farsi il segno della croce e toccare un oggetto sacro.