di Ilaria Capozzolo, 23 anni
“Cuore lieto tra i monti forti”, questo è il significato del nome del mio piccolo e accogliente borgo, che sorge sulla cresta dei Monti Alburni.
Questo in fotografia, scattato da “for a la mura”, è uno dei tanti scorci che si aprono sul paesaggio, ma è forse l’unico che per tutta la vita mi ha dato aria e senso di libertà, nonostante ce ne siano di più suggestivi.
Il motivo per cui mi sento più rappresentata da questo punto mi riporta a tanti anni fa, quando ero una bambina e con mio fratello giocavamo a fare l’eco mentre i nostri genitori ci facevano credere che ci fossero tanti folletti a prenderci in giro.
E’ tanto tempo fa, ma è come se fosse ieri.
Il tempo scorre veloce, ma basta che metta piede in questo posto per ritornare, in un attimo, bambina.
Ogni posto è oggetto di meraviglia, ogni panorama toglie il fiato; ricordo (e chi lo ha visitato può concordare con me) ogni colore di ogni tramonto ammirato dalla piazzetta di San Teodoro (e non ringraziatemi se voi futuri ospiti ci andrete all’ora del tramonto!).
Ogni volta che mostro le foto del mio paese, del paese in cui ho vissuto le mie estati più belle e dove continuo a farmi coccolare dai miei nonni, tutti esclamano “sembra proprio un presepe!”.
No, non è un presepe! Ogni presepe che ciascuna singola casa mette su nel periodo natalizio è quasi fatto con lo stampino.
Qui, potete credermi, si parla di unicità.
Ogni vicolo è unico, e tutti portano ovunque (io, dopo 23 anni, non ho ancora trovato tutte le scorciatoie e questo la dice sicuramente lunga); tutti raccontano un pezzo di storia, ma tutti sono accomunati da una cosa: la signora, autoctona doc, che vi chiederà “ma tu a chi si figl?”, indipendentemente dal fatto che siate ospiti, turisti o realmente figli di qualcuno del posto.
Perché Cor Laetum questo è.
Un borgo dal cuore lieto.