di Giusy Marsicovetere
Ed è in questo caratteristico borgo che io sono nata e cresciuta. Avevo tre anni quando la mia famiglia è emigrata a Bologna, ma in agosto crescevo tra le salite costruite con sassi e ciottoli, stradine strettissime e ripide da togliere il fiato; una fatica che non sentivo, però, perché lassù dove dovevo arrivare, avrei trovato le braccia aperte di nonno Vincenzo e nonna Peppina. E mentre correvo tra cagnolini e gatti randagi, respiravo il profumo del basilico che cresceva rigoglioso e immancabile davanti a tutte le porte e si mescolava con il profumo del pomodoro con cui si preparava il sugo per la pasta. E lassù, a casa dei nonni, la vista sui grigi tetti che declinano verso la valle si perdeva nella diga del Pertusillo. Un piacere che non dimenticherò mai. Ricordo che vedevo il paese di Viggiano illuminato da Serra Carlea, la località dove i nonni avevano la casa in campagna, e più in là, più in alto, la Luce più bella, quella del Santuario della Beata Vergine del Monte di Viggiano. La Luce che veglia su tutta la valle e che tutti gli uomini e donne di fede cercano per illuminare il loro cammino della vita. Come non dimenticare le salite al Monte del 15 agosto che, dopo le fatiche e la preghiera, si concludevano negli imponenti boschi dove le nostre numerose famiglie si riunivano, chi da nord chi da sud, sotto la protezione della Madonna che doveva accompagnarci nel lungo viaggio di ritorno alle nostre case. Ancora oggi sento il profumo delle fragoline di bosco, che in quel periodo maturavano, e delicatamente si abbandonavano alle nostre giovani manine che riempivano cestini da condividere con gioia con i nonni e i cuginetti.
Il viaggio di ritorno a Bologna cominciava sempre a tarda sera, quando scendeva il buio più blu. Me ne andavo dal mio paesino guardando sempre all'indietro per scorgere le luci che si allontanavano e con esse i momenti gioiosi con i cugini e e gli abbracci affettuosi che solo i nonni sanno rendere indimenticabili. Le lacrime che scendevano dagli occhi rendevano quelle luci ancora più brillanti e la luce del Sacro Monte, tanto imponente da nascondere Viggiano, mi invitava a ritornare. Da adulta ci ho portato la mia famiglia e i miei figli, che hanno potuto rivedere e rivivere gli stessi luoghi. Parcheggiare il camper nel parcheggio del cimitero e vedere da laggiù la casa dei nonni è sempre un'emozione indescrivibile. Vederli al balcone ad attenderci era diventato un piacevole appuntamento estivo. E via di corsa insieme ai miei figli su per il dedalo di viuzze dalle pietre lucide. L'arrivo del forestiero in agosto, attirava l'attenzione dei Viggianesi che si affacciavano per vedere chi rompeva il ritmo del loro quieto vivere. Anche per loro era il momento di poter esprimere la loro accoglienza con caffè, taralli e vino, pastarelle o sciu' comprati al bar centrale, appositamente per gli ospiti. Ed ecco che ritornavo a far parte di un luogo e di un modo di vivere molto più umano. Ricordi indelebili che come forti e grandi radici, mi tengono legata a questo paese di cui sento nel cuore un forte richiamo.