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BENVENUTO A CERRETO GUIDI, BORGO DI ANTICHE TRADIZIONI RINASCIMENTALI, NEL CUORE DELLA TOSCANA!
Cerreto Guidi è un borgo toscano della provincia di Firenze, che sorge su di un colle immerso nel tipico scenario toscano ....
Sulla sommità del borgo medievale si erge sontuosa una delle più affascinanti VilleMedicee, oggi patrimonio dell’UNESCO, che ha legato indissolubilmente la sua storia a Cosimo e Isabella de’ Medici. Questo magnifico esempio di architettura medicea toscana, da più di 500 anni domina Cerreto e le terre circostanti, nel luogo un tempo occupato dalla Rocca dei Conti Guidi, i “predecessori” dei Medici. Per tutti questi secoli ha conservato un aspetto austero ma elegante, simbolo del potere della famiglia fiorentina sul territorio. Il panorama che si gode dalla terrazza è straordinario, così come il giardino della villa è un angolo fiorito di paradiso.
Animato da una comunità orgogliosa dei suoi secolari valori, ereditati dalla tradizione contadina, Cerreto Guidi è il luogo ideale per gli amanti delle passeggiate nella campagna, tra le vigne e gli ulivi, dove spiccano panorami mozzafiato, quelli delle colline che si sviluppano tra l’Arno e il Montalbano.
Se invece siete appassionati di birdwatching e di fotografia naturalistica, recatevi alla scoperta del Padule di Fucecchio, una straordinaria area palustre che saprà regalarvi - soprattutto in primavera - attimi magici, tra i colori ed i suoni di una natura unica.
Tra gli itinerari consigliati, vi è indubbiamente quello Alla Francigena con la Romea Strata. Si tratta di un'antichissima via di pellegrinaggio, che attraverso cinque direttrici collega il Nord Europa a Roma e, quindi, a Santiago e a Gerusalemme, raccogliendo un gran numero di pellegrini del nord, del centro e dell’est europeo in cammino verso Roma. Cerreto Guidi è l’ultima tappa, prima che si immetta nella Via Francigena all’altezza di Fucecchio.
Il borgo di Cerreto Guidi è questo e molto altro ancora...
Curiosità
LE ANTICHE MURA:A Cerreto Guidi, durante il dominio dei Conti Guidi, venne costruita una prima cinta muraria, detta anticamente “mura del Castello Vecchio”. Nel 1336, quando il borgo era ormai sotto il controllo di Firenze, la Signoria decise di costruire una seconda cinta muraria, di cui oggi sono rimaste oggi solo alcune tracce. Era ornata da 8 torri a scopo militare, che facevano da postazioni di vedetta. La presenza delle mura consentì una riforma dell’organizzazione di questa località: obbligò gli abitanti a turni di guardia, opere di manutenzione, spese di gestione. ecc. Tuttavia, con l’inizio dei lavori per la costruzione della Villa Medicea, le mura e le 8 torri vennero distrutte per diventare preziosi rifornimenti in loco di materiali edili.
LO STEMMA DEI MEDICI: I Medici erano una casata con “le palle”. In realtà le “palle” di cui si sta parlando non raccontano soltanto la potenza e la determinazione di una casata, ma sono anche le protagoniste del loro stemma. Lo stemma della famiglia Medici ha subito numerose variazioni, nel numero delle palle (undici, nove, otto, sette e alla fine sei) e nella loro distribuzione su vari tipi di scudi. Un assetto più stabile venne raggiunto solo con Lorenzo il Magnifico. Lo stemma più noto è quello costituito da uno scudo a fondo oro con sei palle rosse. Dal 1465 la palla più in alto divenne azzurra con tre gigli, a simboleggiare lo stemma di Francia. Per quanto riguarda l’origine e il significato esistono molte leggende, più o meno verosimili. Una storia narra che le palle rosse rappresenterebbero le impronte lasciate dalla clava di un gigante sullo scudo di un certo Averardo, antenato dei Medici giunto in Toscana al seguito di Carlo Magno. Una spiegazione solo apparentemente più credibile vuole che le palle siano in realtà delle pillole medicinali (rosse per distinguerle da altri prodotti), con allusione al mestiere originariamente svolto dal capostipite della famiglia. Le spiegazioni più plausibili però sono in genere anche le meno romantiche: una di queste vuole che le palle derivino dai bisanti (piccoli tondini di metallo rappresentanti monete) presenti nello stemma dell’Arte del Cambio, presso la quale avevano fatto fortuna i Medici. E’ stato ipotizzato che lo stemma familiare sia stato ottenuto per inversione dei colori da quello dell’Arte, costituito da bisanti d’oro su sfondo rosso. Più minimale ancora l’altra versione, che spiegherebbe anche la frequenza del simbolo presso altri casati: le palle altro non sono che le borchie che coprivano le parti metalliche sporgenti destinate a fissare gli attacchi dell’imbracciatura dello scudo. Qualunque sia l’origine e la spiegazione celata dietro lo stemma, le palle vennero ben presto ad identificare in modo speciale i Medici. E come narra la leggenda, i fiorentini si ribellarono alla congiura ordita dai Pazzi urlando “Palle! Palle!”.
LE BUCHETTE DEL VINO:In molti palazzi signorili di Firenze e della Toscana si aprono, a circa un metro dal suolo, delle minuscole porticine. Il loro curioso aspetto porta inevitabilmente alla domanda: a cosa servivano?In queste aperture si rivela un’antica tradizione fiorentina, le cosiddette buchette del vino. Un esempio lo ritroviamo proprio a Cerreto Guidi, sulla facciata della Palazzina dei Cacciatori. La loro storia inizia nel XVII secolo. In una situazione di rigide norme di restrizione commerciale, diversi mercanti e nobili della città di Firenze decisero di puntare proprio sul prodotto dei loro possedimenti di campagna, vendendolo direttamente al dettaglio, ad un prezzo inferiore, senza alcuna intermediazione. Sui palazzi delle famiglie signorili iniziarono a comparire tante piccole nicchie. Le dimensioni, che variavano dai 20 ai 35 cm, erano adatte a far passare un bicchiere o un fiasco di vino, attraverso uno sportello in legno. Chi intendeva acquistare il vino non doveva far altro che presentarsi nei giorni e negli orari di apertura, indicati in un’incisione al di sopra della finestrella e bussare. In cambio di un gruzzolo di monete sonanti, il servo al di là della porticina, riforniva i viandanti della quantità richiesta. Queste piccole fessure si affacciavano direttamente sulle cantine dei palazzi signorili: qui c’erano le botti e un servo della casata sempre pronto alla mescita. Pare che siano stati i Medici i primi a pensare ad una nuova forma di vendita del vino: non più in osteria ma direttamente dalla cantina del produttore, anzi, dalla buchetta del produttore! Il popolo fiorentino cominciò a sfruttare tale servizio tanto che nel corso del Settecento il numero di questi “tabernacoli” aumentò vertiginosamente, fino ad arrivare a più di 150 aperture solo nella citta di Firenze. Le buchette del vino avevano anche un’altra funzione, più benefica: i signori erano soliti lasciare, sul davanzale delle loro buchette, pane, altri generi alimentari ed un fiaschetto di vino, destinati ai più bisognosi. Almeno fino alla fine dell’Ottocento, queste “porte del paradiso” sono state la principale modalità di vendita del vino. Successivamente, una serie di interventi legislativi introdusse norme molto rigide che portò alla loro chiusura. Oggi la maggior parte è stata murata ma è ancora visibile.
UN FOSSILE DI BALENA: La famiglia Lelli aveva fatto dei lavori in fondo alla vigna, nella zona di San Zio, ed era stata trovata una grossa pietra, che poi era stata portata a casa, messa in giardino e usata come sgabello. Una sera a casa Lelli capitò il Comandante dei Vigili Urbani Fernando Sani, e nel parlare gli fu mostrato quell’oggetto che ai loro occhi era sempre apparso un po’ strano. Il comandante si rese subito conto che non era una pietra e pensò bene di interpellare Francesco Asso, ingegnere di Poggio Tempesti che di “cose antiche” se ne intendeva parecchio. Questi si recò subito a San Zio a visionare l’oggetto e confermò il sospetto avuto: la parte spugnosa e trabecolare che si intravedeva da alcune piccole spaccature era un osso e doveva appartenere ad un animale di dimensioni veramente grandi. Poteva essere un mastodonte o un antenato dei nostri elefanti, il mammut. Per dirimere la questione e togliere ogni dubbio ci voleva uno specialista. L’ingegnere pensò a Menotti Mazzini coordinatore della sezione di Geologia e Paleontologia dell’Università degli Studi di Firenze, e lo invitò a Cerreto nella primavera del 1993. Non appena vide il “pietrone”, costui disse che certamente si trattava di un osso di balena ed in particolare della parte distale della scapola, che si articola con l’omero. La sorpresa e l’emozione furono grandi per tutti i presenti. Se si poteva immaginare un animale preistorico vagare sulle colline cerretesi, era veramente difficile pensare addirittura ad una balena nuotare nella valletta del “Rio Ganghereto”. Per di più, date le dimensioni del frammento osseo, il cetaceo, doveva essere lungo sui 25 metri e pesare diverse decine di tonnellate. Era dunque più grosso di quello i cui resti, anni dopo, sarebbero stati rinvenuti a Ponte a Elsa, stimato sui 15 metri, e di quello in ottime condizioni trovato a Orciano Pisano nel 2007 visibile presso il Museo Paleontologico di Firenze. Emozionante è pensare che questa balena, alla fine del suo ciclo vitale, si è deposta sul fondale, ha nutrito in abbondanza molti suoi “contemporanei” fino a ridursi a scheletro, si è fossilizzata e poi frantumata fino a diventare terra: la terra delle nostre colline.
LA MINIATURA ALL'UNCINETTO:La miniatura all’uncinetto di Cerreto Guidi è un capolavoro di artigianalità, pazienza, lavoro a mano e creatività. Lunga più di 30 metri, rappresenta nei minimi particolari la campagna toscana, il paese di Cerreto Guidi insieme alla sua Villa medicea, il castello di Vinci con le mura e il centro storico della città di Leonardo. La sua bellezza e la sua straordinarietà hanno attratto talmente tanti visitatori che è diventata un’installazione fissa e visitabile tutto l’anno.
Cenni Storici La prima traccia scritta di Cerreto Guidi risale all’anno 780 d.C. in un atto di cessione di queste terre all’ordine benedettino pisano.
“Cerreto in Greti” è il più antico nome noto di Cerreto Guidi. Il termine “Cerreto” deriva dall’area boscosa in cui il paese si ergeva, ricca di Quercus Cerris, comunemente detta Cerro. I “Greti”, invece, erano i versanti scoscesi delle colline che scendevano verso il fiume Arno e che servivano come difesa naturale dalle inondazioni. Il nome di questa piccola località subì un cambiamento quando la potente famiglia dei Conti Guidi prese possesso del paese e delle terre vicine, presenza documentata sin dal 1079, decidendo di sostituire la parola Greti con quella della loro casata, Guidi.
Se i Guidi dettero alla località il nome, fu con i Medici che acquisì l’aspetto che tutti noi possiamo ammirare oggi. Nel 1273 Cerreto, essendo un luogo strategico per il controllo dei mercati legati alla Via Francigena e per la sua naturale posizione di sponda sulla pianura pisana, fu acquisito da Firenze per 8000 fiorini. Fu poi Cosimo I de’ Medici a vedere nel borgo un luogo dove unire piacere e potere, considerandolo perfetto per prendersi una pausa dalla frenetica vita fiorentina, dove dedicarsi alle battute di caccia. Per questo, tra il 1564 e il 1566, fece erigere la Villa Medicea.
Cerreto Guidi colpisce per il suo particolare impianto urbano: “…Due strade concentriche dove c’è tutto, in cui tutto è vagliato e raccontato da mille esistenze. Due strade piene di storia e di storie: il cerchio interno, più cittadino, chiuso nel decoro delle linde facciate; il cerchio esterno, più campagnolo, aperto sugli orti e le vigne digradanti” (G. Santi Saccenti, “I racconti del Cerro”).
Al centro dei due cerchi si erge fiera la Villa Medicea. Da lì si diramano quattro strade disposte a croce, che hanno origine da ciascuna delle quattro porte che anticamente si aprivano nella cerchia muraria: Porta Fiorentina (sud-est) in direzione di Firenze, Porta Padulana (nord-ovest) in direzione del Padule, l’antica Porta del Chiasso Barlacco (sud-ovest) in direzione di Colle Alberti e dell’Arno, ed infine Porta della Croce di Pilato (nord-est) successivamente chiamata Porta al Palagio (unica rimasta intatta) in direzione del borgo di Vinci.