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Rive è un borgo piemontese di soli 451 abitanti, che sorge alla destra del torrente Marcova, in un territorio occupato prevalentemente da acqua e risaie ....
Giungendo a Rive, sia che si provenga da Casale Monferrato, sia da Vercelli, si nota imponente il Castello, antica roccaforte di confine, che conserva la sua impronta medioevale, ingentilita da una facciata - postuma all'edificio originario - costituita da due torri merlate e un loggiato. Di notevole bellezza è il grande parco del Castello, tipico esempio di giardino all'italiana.
Nel centro storico del borgo, sorgono la Chiesa parrocchiale, dedicata alla Beta Vergine Assunta, il Palazzo Comunale (edificato nella seconda metà del XIX secolo) e l'ex Confraternita di Santa Marta. La Chiesa parrocchiale, originariamente più corta, fu ampliata ad inizio '900 per far fronte all'incremento della popolazione (circa 1.600 abitanti). L'ampliamento comportò l'arretramento del campanile, che oggi sorge nel punto più alto del borgo.
Nelle campagne rivesi, sono presenti numerose Cascine - granparte delle quali è ormai in disuso - che, pur non avendo una valenza storica rilevante, testimoniano la tradizione risicola del borgo.
Il borgo di Rive è questo e molto altro ancora...
Curiosità
A Villa Foro, Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II sostarono durante la battaglia di Palestro. Nel 1859 l'Austria dichiara guerra al Piemonte, con cui è schierata la Francia di Napoleone. Il 2 maggio del 1859 gli austriaci passano il Sesia, entrano in Vercelli e, incerti sul da farsi, si attestano sulla destra del fiume con pattuglie verso ovest: una di queste è la Brigata Gaal, di base a Rive-Pertengo-Stroppiana. Le prime operazione di esplorazione vengono affidate ai "Cacciatori delle Alpi" di Giuseppe Garibaldi che, il 6 maggio, passano il Po con il Grosso su Balzola-Rive e pattuglie a Morano, Due Sture, Costanzana, Pertengo, Stroppiana, contrastate da pattuglie austriache del V Corpo di Armata. Il 7 maggio il Re Vittorio Emanuele II e Garibaldi, dopo avere osservato dal Castello di Rive il terreno verso nord, sostano presso la casa dei nobili Foro. Mentre Garibaldi proseguì l'esplorazione, il Re pernottò al primo piano in quella che verrà poi sempre chiamata "la stanza del Re". Prima di partire al mattino dell'8 maggio, il Re donò al piccolo Eusebio Roveglia il suo orologio a cipolla d'argento con inciso lo stemma sabaudo. Garibaldi donò alla piccola Lucia Roveglia il foulard di seta che portava al collo.
Secondo la leggenda, in un sotterraneo tra il Castello e Villa Foro vi sarebbero persone murate vive.
Negli anni quaranta del Novecento, fu ritrovata da due contadini, in un campo nella regione Frascheja, un'urna contenente i resti di quattro persone e dei paramenti che sembravano appartenere ad un vescovo. Mentre portavano a casa sul carro la cassa non ancora aperta, i due contadini sentivano al suo interno qualcosa tintinnare. Sicuri di avere scoperto quale tesoro, aprirono la cassa sulla coperta del cavallo. Visto di cosa si trattava, chiesero consiglio al parroco, Don Fontanella, che li esortò a riportare subito quella cassa dove e come l’avevano trovata. Non si seppe mai cosa fosse il contenuto. La storia però è attendibile.
Interessante, sia dal punto di vista storico, sia tecnico, è il casello idrico realizzato sul torrente Marcova, detto "Sgujet" (piccolo scivolo). Costruito a metà del XIX secolo, costituisce un'importante opera di bonifica per il territorio della bassa vercellese.
È possibile tuttora ammirare le uniche cappelle rionali rimaste, San Bernardo e San Rocco (recentemente dedicata anche a San Pio), cui si aggiunge l'effige della Madonna del Rosario, in Rione Madonnina, risalente al 1872. La cappella di San Sebastiano, collocata all'interno del cimitero, venne totalmente demolita per consentire il primo ampliamento dell'area cimiteriale.
Sulla facciata della Chiesetta di San Bernardo, un burlone si è divertito nell'800, per un certo periodo di tempo, a proiettare immagini inquientanti di casse da morto aperte, terrorizzando gli abitanti. A testimonianza di ciò, un verbale stilato dai Carabinieri sull'accaduto.
Presso Villa Chiosso, nell'800, i proprietari erano soliti ospitare i loro invitati provenienti da Torino. Durante questi incontri, secondo la memoria popolare, si potevano vedere fanciulle nude che ballavano davanti al fuoco.
Citazioni
Il 13 novembre 1387, a causa di un incendio spontaneo che ha distrutto tredici tra poderi e case, il borgo di Rive (porta Pusterna) chiede al consiglio di provvisione di ridurre per otto anni ad un terzo l’estimo di 23 fiorini e 4 grossi. Il consiglio delibera invece di dimezzarlo per soli cinque anni. Così l’anno successivo il borgo contribuisce alla taglia dei fuochi per un estimo di 11 fiorini e 10 grossi. Nel gennaio 1393, allo scadere della concessione, l’estimo originario è sì ripristinato, ma per brevissimo tempo, se già a partire dal settembre, e per molti anni successivi, Rive è tenuto a contribuire per 12 fiorini. Tratto da Il distretto fiscale di Vercelli sotto Gian Galeazzo Visconti (1378-1402): una proposta di cartografia informatica, diFederica Cengarle (2010).
Una celebre frase, da anni nella memoria della comunità rivese, nasce da un banale ordine di un caffè all'allora Bar Olimpia: Cliente "Rita, fàmi 'n café"; Rita, la barista "Và piélu cà tua". Da allora questa frase è nella quotidianità dei clienti.
Apparizioni cinematografiche
Nel luglio 2019, la stazione abbandonata sulla linea ferroviaria Vercelli-Casale Monferrato, si è trasformata nel set del cortometraggio «Closeness», firmato da Lorenzo Ferrante, talento emergente tra i registi italiani, volto già noto sulla Croisette con il suo «Immortal Lights» (2010) ed autore di altri corti come «In The Silence» (2015), «Amigdala» (2011) e «Dinner Time» (2011). Nel cast, attori come Francesco Colella, volto della serie televisiva «Trust» firmata da Danny Boyle, e Galatea Ranzi, che passa dai successi teatrali e dall'Oscar con «La Grande Bellezza» di Paolo Sorrentino alla terra che con «Riso amaro» ha conquistato le platee degli Anni Cinquanta. Co-protagonisti, Federica Fracassi e Federico Mancini.
Cenni Storici L'etimologia del toponimo "Rive" deriverebbe - secondo alcuni studiosi - dal vocabolo latino ripae, che si riferisce ad un estremo lembo di terra bagnato dalle acque di fiumi o torrenti. Un illustre storico locale ritiene invece che il nome "Rive" sia da ricondursi al fatto di essere situato alla fine di una "Ripa" o "Costa". Entrambe le ipotesi sono conciliabili.
Le prime fonti scritte che documentano l'esistenza del paese risalgono al 1268, quando il Comune di Vercelli, dominato dai Guelfi, era in lotta contro i Ghibellini che detenevano detentori due importanti roccaforti: il Castello di Rive e quello di Balzola, ambedue ai confini con il borgo di Casale.
Il capo dei Ghibellini vercellesi, Riccardo Tizzoni, dopo essere riuscito ad entrare in possesso di Vercelli e del suo distretto, donò la signoria a suo cognato Azzone Visconti (1335). Il territorio di Rive fu così uno dei primi a passare sotto i Visconti.
Il territorio rimase successivamente fortemente danneggiato da un incendio che ne determinò la distruzione per quasi due terzi; solo grazie all'esenzione di metà dell'estimo dei focaggi per cinque anni si riuscì a scongiurare l'abbandono del borgo.
Fu nel 1427 che Rive, insieme al distretto di Vercelli, passò sotto il dominio sabaudo.
Nle Seicento, il Castello di Rive aveva ormai perso la sua importanza militare, nonostante venisse utilizzato per alloggiare le truppe durante le continue lotte tra Ducato di Savoia, Francia e Spagna.
Ulteriori danni al territorio furono causati dall'assedio degli Spagnoli a Vercelli, nel 1638, che dominarono il territorio per ben 21 anni, con gravi conseguneze per Rive la cui popolazione si ridusse drasticamente. Non solo: nel 1704, le truppe francesi del Vendome provocarono altri scempi a Rive e al suo Castello.
I primi dell'Ottocento, il Castello di Rive fu acquistato dai conti Beria d'Argentine, in seguito al suo abbandono da parte della contessa Paola Tizzoni, figlia di Giuseppe Amedeo e moglie di Gerolamo Scarampi, che si spostò nel Castello di Camino, di proprietà degli Scarampi.
Con la realizzazione della ferrovia che unisce Vercelli a Casale e a Valenza, passando per Rive, nella seconda metà dell'Ottocento il borgo visse un periodo fiorente di sviluppo socio-economico. La ferrovia si rivelò determinante per l'esito della Battaglia di Palestro, durante la seconda guerra di indipendenza.
Il successivo potenziamento della rete idrica e la possibilità di immersione cambiò totalmente le coltivazioni tradizionali.
I fenomeni migratori nazionali dei primi del Novecento, coinvolsero anche la comunità di Rive, che visse un aumento del tenore di vita della popolazione con conseguente ampliamento urbano fino ai conflitti mondiali che provocarono nuovamente un decremento della popolazione giunta nel 1991 a soli 385 abitanti.