L’
Antica Filanda “De Rosa” è, come il nome suggerisce, un’antica fabbrica tessile per la lavorazione della lana, che sembra essersi fermata nel tempo, conservando intatti gli aspetti peculiari dell’antico mestiere e mantenendo inalterata la sua conformazione originaria.
Oggi è un
museo diffuso e rientra tra gli esempi più importanti di
archeologia industriale, costituendo non solo una testimonianza storica di quella che una volta era una delle attività più diffuse, ma anche un luogo aperto all’arte e alla cultura che
ospita mostre ed eventi.
Fu fondata
negli anni Venti del Novecento dall’imprenditore campano
Michele De Rosa e dalla moglie
Carmela Valentina Costabile originaria del potentino, dopo che altri opifici erano stati aperti in giro per la Basilicata. Funzionò fino alla fine del Novecento e, anche dopo la sua chiusura,
Rocco De Rosa continuò a mettere in moto i macchinari, salvandoli dall’usura.
La Filanda, di proprietà degli eredi della famiglia De Rosa, si trova ancora oggi
nel vecchio immobile ottocentesco dove fu stabilita sin dall’inizio, accanto alla piazza a sud del borgo - Largo Fiera -, da sempre utilizzata come luogo di scambi commerciali. Si tratta di una fabbrica diffusa, che si sviluppa nei tipici
vicoli I, II e III, ed è composta anche da diversi
locali e magazzini disposti tutti intorno al centro di produzione.
Visitando la Filanda – che presenta ancora il vecchio soffitto con travi in legno di castagno e pavimentazioni caratterizzate da grandi pietre squadrate, dette “chianche” – vi stupirà la preziosa
ricostruzione storica degli ambienti;
potrete vedere da vicino tutti quegli elementi che fanno parte di una forma di produttività ormai estinta, che affonda le sue radici in età pre-settecentesca e segna il lento progresso dell’uomo verso la civiltà industrializzata.
Nelle loro postazioni originarie troverete gli
antichi macchinari e le
attrezzature autentiche utilizzati per la trasformazione della lana, in parte ancora funzionanti, da quelli impiegati per la tosatura a quelli usati per la filatura, dalle trame leggere ai tessuti più pesanti: la lupa o battitore, la carda, il divisore, l’aspo e numerosi altri arnesi fanno parte di questo tesoro inestimabile.
Tra i macchinari impiegati nella fabbrica, dove si lavorava 24 ore al giorno senza interruzioni, ve ne erano alcuni dotati di un sistema di trasmissione a cinghia, prodotti nelle industrie di Biella, che oggi sono
tra i pochi esemplari ancora esistenti in Italia.
Curiosità
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L’Antica Filanda De Rosa è un Luogo del Cuore FAI 2021 tra i più votati della Basilicata.
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Tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, grazie alla presenza nel territorio di molte greggi, l’industria della lana era particolarmente diffusa in Basilicata, con numerosi opifici sparsi sul territorio.
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Carmela Valentina Costabile era soprannominata la “Signora del telaio”, per il suo intenso e impareggiabile lavoro da tessitrice.
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L’intera famiglia De Rosa era impiegata all’interno della Filanda: le giovani figlie Carmelina, Elena, Filomena, Vincenzina e Amelia, insieme al resto della manodopera femminile si occupavano di trasformare il filato in maglieria dalle varie fogge; gli zii Angiolina, Domenico, Giacinto e Rosina, veterani del mestiere, si preoccupavano delle macchine e di istruire nuovi operai; i fratelli Achille e Rocco erano addetti alla produzione e alla parte commerciale, aiutati dalle rispettive mogli, Carolina e Maria Gaetana, con cui condivisero l’attività fino ai primi anni Sessanta.
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Nei primi anni Settanta, Rocco De Rosa, rimasto l’unico proprietario della Filanda, avviò un progetto per l’innovazione della produzione della lana che prevedeva la costruzione di un moderno lanificio, rimasto però incompiuto.