Nella Via Scuole Vecchie, a Nicosia, si può ancora ammirare la
Casa natale di S. Felice da Nicosia che possiede i letti adoperati dalla famiglia, con i relativi ambienti, gli attrezzi da lavoro e di vita quotidiana. La Cattedrale custodisce, invece, il fonte battesimale, alcune reliquie, una sua immagine dipinta, la lapide che ricorda il luogo di deposizione delle reliquie dopo la soppressione del convento e i registri con l'atto di matrimonio dei genitori, quello di morte del padre e di battesimo di San Felice. Infine, nel convento dei Cappuccini, si conserva l'area della cella in cui visse il Santo e il luogo in cui sorgeva il pozzo da cui attinse l'acqua col paniere, mentre nell'annessa chiesa, si custodiscono parte delle reliquie, gli strumenti di penitenza e alcuni oggetti appartenuti al Santo.
Filippo Giacomo, ultimo di tre figli, nacque a Nicosia il 5 novembre 1715, da Filippo Amoroso e Arcangela La Nocera e fu battezzato lo stesso giorno al fonte battesimale della Cattedrale. Fin dai primi anni di vita, fu educato alle virtù cristiane ed imparò l'arte del calzolaio, per contribuire alle necessità della famiglia. All’età di 28 anni fu accolto tra i Frati Minori Cappuccini e vestì l'abito religioso nel convento di Mistretta, impostando la sua vita sulla stretta osservanza della povertà evangelica, della castità e dell'obbedienza. Nel 1743 iniziò il noviziato col nome di Fr. Felice da Nicosia, in onore di San Felice da Cantalice (Rieti) primo santo cappuccino, vissuto nel XVI secolo. Terminato l'anno di noviziato, fu destinato al Convento di Nicosia, dove fu ortolano, cuoco, calzolaio, infermiere, portinaio e questuante. Nei suoi quotidiani contatti con il popolo, fu generoso nel dare buoni consigli, pane e prodigi, che gli meritarono grande fama a Nicosia e nei paesi vicini.
Tra i numerosi miracoli si ricordano: l’acqua presa con il paniere per offrirla al Vicerè di Sicilia; la botte risanata e il vino recuperato nella casa di una benefattrice del convento; la liberazione di una fattoria dalla presenza del maligno presentatosi sotto le sembianze di un giovane e robusto operaio. Alla sua morte, avvenuta il 31 maggio 1787, sospirando "Sia per l'amor di Dio!", da Nicosia e dai paesi vicini e lontani, quali Sperlinga, Cerami, Cesarò, Mistretta, Geraci, Gangi, San Mauro Castelverde, Capizzi e Troina, si mosse una gran folla di devoti per visitare le sue spoglie e nei tre giorni in cui la salma fu esposta, diverse furono le guarigioni compiute. Lo stesso avvenne dopo la sua morte, difatti, diffusasi la fama della sua santità, cominciarono i pellegrinaggi alla sua tomba, nella chiesa dei Cappuccini e tra i prodigi si ricordano la guarigione da un tumore del frate Cappuccino Giuseppe Antonio da Adrano e, dall'artrite cronica fungosa, tumore bianco, del palermitano Vincenzo Abate.
Curiosità
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San Felice venne beatificato il 12 febbraio 1888 da papa Leone XIII, divenne Compatrono di Nicosia il 2 settembre 2001 e fu canonizzato il 23 ottobre 2005 da Sua Santità Benedetto XVI; la memoria liturgica ricorre il 2 giugno, la festa cittadina la prima domenica di settembre, il transito il 31 maggio.
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L'iconografia del Santo lo presenta sia sotto l'arte scultorea che pittorica, con la bisaccia sulle spalle, la corona del Rosario, l'immagine della Madonna, la scena del miracolo dell'acqua presa col paniere e quella della liberazione dal maligno.
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Tra le sculture del Santo si ricordano quelle lignee della chiesa di San Francesco di Mistretta e di Santa Maria degli Angeli a Nicosia, realizzate nel 1897 dallo scultore Noè Palumbo e quella bronzea di Michele Guerrisi, eretta lungo la Via Roma di Nicosia il 20 maggio 1956.
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Tra le opere pittoriche, un probabile ritratto del Santo, di autore sconosciuto, eseguito durante la vita del Santo.
Per la redazione del testo è stata adoperata la seguente bibliografia:
Russo S., OFMCap, San Felice da Nicosia, frate cappuccino, Troina (En) 2005.