Il
Castello Normanno è situato sul monte San Giorgio, la roccia più alta della città. L'intera area ha origini antichissime e fu probabilmente l'acropoli di una città sicula.
Divenuto baluardo arabo, fu espugnato con grande fatica dal Conte Ruggero, che subito lo ricostruì e fortificò. Tale rimase nelle dominazioni successive, fino a quella dei Borboni, sotto i quali fu utilizzato come carcere. In seguito all'Unità d'Italia il carcere venne trasferito sul colle dei Cappuccini e il Castello venne definitivamente abbandonato al suo destino.
Tra i resti si può ammirare l'imponente ponte normanno, con l'arco a sesto acuto all'esterno e a sesto ribassato all'interno. Su quest'ultimo si trova ancora una nicchia a forma di scudo, che nel passato dovette contenere uno stemma nobiliare.
Alla base del colle, uno stretto corridoio e una ripida salita conducono al ponte, lungo circa 80 metri, protetto da entrambi i lati da una merlatura e fiancheggiato dai resti di due torri per la guardia. Da tale punto si origina un piccolo sentiero che porta in alto ai resti del
Castello Grande, composto da quattro torri a più piani dove alloggiavano gli armati.
Ritornati sul ponte e dirigendosi verso sud, attraverso una scaletta scavata nella roccia, si arriva sull'altro colle dove si notano i resti del
Castello Piccolo, composto da tre torri, nel quale anticamente abitavano il castellano e la sua famiglia. Qui possiamo osservare una meridiana scavata nella roccia e due cisterne semisepolte. Nella parte bassa del castello, tutta la scarpata rocciosa è cosparsa di pozzi, cunicoli per la raccolta delle acque, e vani scavati nella roccia, che fanno pensare ad una serie di tombe.
Sulla scarpata a ridosso del ponte si trova, invece, la leggendaria
Grotta di Nigrò, che significherebbe “grotta del morto”, sulla quale si tramandano diverse leggende. La prima narra che nella grotta sia nascosto un tesoro e che nessuno sia riuscito ad impossessarsene rimanendo vivo. Per provare ad entrarvi bisogna essere in tre e superare sette ostacoli rappresentati da sette porte con altrettanti animali feroci. A questo punto si incontrerebbe un serpente con in bocca un anello d'oro, per prendere il quale uno dei tre uomini deve lasciarsi strisciare il serpente sul corpo senza ucciderlo, perché altrimenti tutto svanirebbe e tutti i protagonisti si troverebbero d'incanto in posti diversi della terra. Nel caso in cui riesca ad impossessarsi dell'anello, gli verrà rivelato il luogo del tesoro che potrà prendere a patto che uno dei tre si sacrifichi rimanendo imprigionato nella grotta al posto del serpente. La seconda leggenda narra che ai piedi della Grotta, ogni 7 anni, a mezzanotte in punto, dovrebbe apparire una “Fiera Magica”, che inizierebbe dal Castello per arrivare fin giù in Paese. Chi acquisterà dai mercanti frutta di ogni genere, farà la sua fortuna poiché non si tratta di frutta reale, bensì di frutta che si trasformerebbe in oro massiccio una volta giunti a casa, a condizione però che l'acquirente nulla sappia della magica fiera.
Curiosità
- Nella parte bassa del castello, su una delle scarpate, si trova un grande anfratto dove è scavata una fonte, che nelle annate piovose si riempie d'acqua. Esso è chiamato “dell'acqua delle arance”. Non si tratta, però, di un'acqua dal particolare sapore di arance, come taluni sono portati a credere, ma di un'acqua in cui, nel tempo in cui ricevette questo nome, si trovavano granchi di acqua dolce (nel siciliano ARANCI).