La
Necropoli del Poggino è una necropoli etrusca che si trova nei pressi della
frazione Fonterutoli di Castellina in Chianti.
Sorge su una collina che anticamente,
tra la fine del VII e il V secolo a.C., era utilizzata come sepolcro da una
comunità etrusca che si stanziò nel territorio.
Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce
cinque tombe monumentali, quattro a camera e una a cassone, rivestite in pietra alberese e altra pietra calcarea, collegate tra loro da un sentiero che si snoda nel bosco, in cui sono stati rinvenuti diversi
reperti custoditi presso il Museo Archeologico del Chianti Senese.
Nella
prima tomba, a cui si accede attraverso l'originario
dromos della tipologia a schiena d’asino che un tempo doveva essere chiuso da una porta in pietra, potrete vedere
tre camere: una centrale, che conserva le dimensioni iniziali, con al centro un pilastro che sostiene la copertura, e due poste ai lati dell’ingresso, in gran parte danneggiate dai ripetuti saccheggi. Fra i reperti ritrovati in questa tomba vi sono
due anfore di ceramica greca a figure nere, risalenti alla metà del VI secolo a.C.
La
seconda tomba, che aveva una copertura a tumulo e una divisione interna a gradoni, ha dimensioni più ridotte e una struttura più scarna: il
dromos è andato perduto e vi è una sola camera. Potrete, però, vedere le due pietre che formavano il
portone d’ingresso.
La
terza tomba è la
più grande e la
più antica della necropoli: eretta alla fine del VII secolo a.C., doveva appartenere ad una nobile famiglia etrusca, come dimostrano non solo le dimensioni, ma anche la ricchezza di ciò che rimane del corredo funebre. Potrete osservare una parte dell’originaria copertura a tumulo che ancora resiste e, entrando dentro, attraverso un lungo
dromos d'ingresso a schiena d'asino, come quello della prima tomba, potrete visitare tre celle disposte a croce, anticipate da un vestibolo tuttora in piedi. L'interno è suddiviso in
tre camere e in un
locale più ridotto, collocato in fondo alla tomba: nella
camera centrale, probabilmente modifica già in era etrusca, è possibile notare l’ampio utilizzo del travertino, mentre nella
stanza più piccola, a cui si accede tramite una grossa porta, fu ritrovato gran parte del corredo funerario, che è servito per stabilire la data di costruzione del sepolcro.
La
quarta tomba, di costruzione più recente, probabilmente del V secolo a.C., presenta caratteristiche simili a quelle della seconda tomba: il
dromos è assente e all’interno vi è una sola camera. Rimane in piedi un blocco di travertino che indica il punto dove sorgeva
l’antica porta.
Curiosità
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Le tombe nel corso dei secoli sono state in gran parte depredate dai tombaroli, perdendo gran parte del loro corredo.
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La pietra alberese utilizzata nel rivestimento delle tombe è una pietra calcarea locale, liscia e di un colore che va dal grigio al giallo chiaro.
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Nella terza tomba, per il restauro delle pareti sono state utilizzate pietre di tufo giallo, per distinguerle dal muro originario. Tra gli oggetti ritrovati nella camera più piccola vi sono frammenti di vasi in bronzo, i resti di un'urna cineraria, un frammento di ferro usato per decorare una cassa in legno da parata e alcune placche di avorio incise.