Nelle campagne di San Giorgio Lucano viene ogni anno rievocato il
rito della mietitura, reliquato della civiltà rurale: il
gioco o danza della falce ...
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Le caratteristiche del rituale sono le seguenti: un attore fa il capro con due mazzi di spighe tenuti fra le labbra, la pelle di capro dietro la schiena e due falcetti in testa rappresentanti le corna; quando la zampogna suona, i contadini avanzano falciando il grano e accerchiando man mano il capro, che cerca riparo nelle zone non ancora mietute, finché non resta più margine di scampo e viene raggiunto e simbolicamente ucciso con il taglio dell’ultimo mazzo di spighe. Le donne, nel frattempo, raccolgono e legano i fasci di grano.
L’evento è organizzato dalla Pro Loco di San Giorgio Lucano e viene svolto nelle ore mattutine, quando il sole riflette l’oro del grano.
Curiosità
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Secondo alcuni studiosi di antropologia culturale, il gioco della falce è una rievocazione storica-culturale e rappresenta simbolicamente una rivolta, contenuta in confini non pericolosi: mietere significa uccidere il grano maturo, è un'azione violenta nei confronti della terra, con il sacrificio di un "animale". Nel contempo il rito ha anche la funzione di conservazione di valori; a partire dagli anni ‘60, infatti, il progresso della tecnologia ha radicalmente modificato la vita dei campi e bisogni e abitudini annesse.
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L’evento fu oggetto degli studi antropologici ed etnografici di Ernesto de Martino e di “La passione del grano”, un documentario del 1960, a cura di Lino Del Frà, volto a raccontare e far conoscere il rito del gioco della falce, celebrato nel borgo lucano.
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