La manifestazione
Mercato delle Gaite si svolge ogni anno l'ultima decade di giugno, all'interno dei 4 quartieri storici del borgo
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Il termine "Gaita" deriva dal longobardo "watha" che significa "guardia", ed è il nome col quale vengono indicati i quattro quartieri che un tempo ripartivano il territorio di Bevagna: San Giorgio, San Giovanni, Santa Maria e San Pietro.
Durante l'evento, ogni Gaita organizza il proprio caratteristico Mercato. Per la cerimonia di apertura, l'intero paese si riunisce in Piazza Silvestri in un particolare clima di festa. Ogni Mercato ha una propria fisionomia: si va da banchi con allestimenti poveri e vendita di prodotti locali come formaggio, pesce, pane appena sfornato e focacce, a botteghe più articolate con la presenza anche di artigiani esterni che vendono stoffe, oggetti in cuoio, in vimini, cordami, carta, ferro battuto, rame, candele lavorate a mano e molto altro ancora.
Oltre ai Mercati delle Gaite, alcuni mestieri medioevali vengono messi in scena nelle botteghe dei quartieri, aperte durante tutta la settimana. Ciascuna Gaita, ispirata dalla realtà economica della Bevagna medievale (forno, tele, lavorazione del ferro), mostra le antiche tecniche di lavorazione e gli strumenti di produzione.
Numerose altre iniziative allietano la Festa, come la Gara di Tiro con l'Arco in Piazza Silvestri, le Taverne dove poter gustare i cibi della tradizione locale, e varie incontri tematici sulla cultura, la religiosità medievale, la musica, la danza e il teatro.
Curiosità
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La divisione dei Quartieri di Bevagna (l'antica Mevania), e la rappresentazione della vita sociale ed economica del tempo, sono stati possibili grazie alle preziose notizie contenute negli Statuti comunali, l'ultimo dei quali risalente al Cinquecento.
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Grazie agli statuti, si sa che le trasanne situate nella piazza maggiore vendevano pane, frutta, spezie, sale e pesce, secondo specifiche norme igieniche. Il vino, ad esempio, era venduto in vasi sigillati dal Camerario; la macellazione degli animali doveva avenire in appositi casalini e le loro pelli potevano essere messe ad asciugare per strada solo di martedì, giorno del mercato; la bilancia del banco della macelleria, regolata e sigillata dal Comune, doveva essere ben esposta (un palmo al di sopra del banco); le carni di scrofa, pecore, becchi, capre, castrati, montoni potevano essere vendute in luoghi distanti dal macello; le carni di animali morti per cause naturali, potevano essere vendute fuori dalle porte cittadine. Anche l'organizzazione dei mulini del Comune e il lavoro dei conduttori e dei garzoni erano scrupolosamente disciplinati dallo Statuto.
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Varie iniziative, alcune delle quali in corso di valutazione, animano le Gaite tutto l'anno, sulla scia dello spirito della Festa.
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