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Gorga è un borgo di circa 700 abitanti, arroccato sulle pendici del monte Volpinara, a circa 766 metri sul livello del mare. Si estende lungo il versante nord-orientale dei Monti Lepini, occupando una posizione dominante e incontrastata della valle in cui scorre il fiume Sacco. Il suo territorio montano custodisce un importante patrimonio naturalistico e culturale ....
Immersa nel verde e al riparo dall'inquinamento luminoso, a Gorga è possibile osservare il cielo come non si è più abituati a farlo, grazie alla presenza di un Osservatorio astronomico. Si tratta di una delle attrazioni principali del borgo, insieme al suo evoluto Planetario, tra i più grandi d'Italia, dotato di un sistema di proiezione Full-dome che proietta il visitatore su una cupola emisferica, facendogli provare la sensazione di vivere all'interno della scena che osserva. Oltre 50 visitatori potranno fare un viaggio nel tempo attraverso diversi filmati e ammirare lo spettacolo della volta celeste.
Nella piazza principale di Gorga, spicca il suo monumento icona: la Fontana "La Pastorella". Realizzata nel 1891 da uno dei più noti scultori della seconda metà dell'Ottocento, Ernesto Biondi, questa opera d'arte fu commissionata dal Comune per celebrare un evento storico per la popolazione gorgana: l'arrivo dell'acqua potabile nel centro urbano. La rupe è sormontata da un gruppo scultoreo in bronzo, raffigurante una pastorella con abiti tipici ciociari che conduce alla fonte due caprette; nel ritrarre la pastorella lo scultore si è ispirato ad una fanciulla del borgo di nome Clarice Amici. Una targa in latino e una testa di leone in ghisa, ricordano il pontefice carpinetano Leone XIII e il suo gesto in occasione dell'inaugurazione del nuovo acquedotto; sia il papa che la Comunità, infatti, contribuirono alla costruzione, donando rispettivamente 22.000 Lire e 20.000 Lire. La fontana ha rischiato lo smantellamento durante la seconda guerra mondiale, quando con l'entrata in guerra dell'Italia un Regio decreto ordinò di rimuovere le opere in bronzo prive di valore storico o artistico, per recuperarne i materiali e potenziare l'industria bellica. Grazie all'amministrazione comunale, fu dimostrato il valore di questo "gioiello di arte" per la popolazione e ne fu evitata la rimozione.
Il vasto altopiano di Gorga è sempre più meta di gite e trekking. Una escursione molto interessante è quella presso il Piano del Lontro, con i suoi stazzi in pietra che donano al paesaggio un aspetto molto suggestivo. In questo luogo sorge un villaggio pastorale "spontaneo", dove tuttora gli allevatori della zona portano i propri armenti al pascolo semi-brado. Qui si possono ammirare le tradizionali eleganti capanne lepine di forma ellittica dalle pareti di pietra a secco, i recinti di pietra degli stazzi, i fontanili alimentati dalle cisterne, oltre a strutture più moderne, segno dell'evoluzione dell'architettura pastorale nel tempo. Un vero e proprio gioiello storico-culturale-antropologico da scoprire, che testimonia la continuità delle funzioni pastorali in un luogo situato a 1250 metri di altezza, privo di strade di accesso.
Il borgo di Gorga è questo e molto altro ancora...
Curiosità
Sebbene facciano parte della città metropolitana di Roma, Gorga e il suo popolo sono più legati alla tradizione culturale della vicina provincia di Frosinone; fin dalle sue origini, infatti, il territorio ha risentito della forte influenza del paese di Anagni, dal quale dipese sia culturalmente che militarmente.
L'altopiano di Gorga si caratterizza geologicamente per la presenza di estesi e notevoli fenomeni carsici, sia superficiali che profondi, il più importante dei quali è la grotta di Campo di Caccia, profonda 610 metri, che è stata per molti anni la più profonda della regione Lazio.
A monte di Gorga, nel versante ciociaro dei Lepini, si estende una vasta zona di altopiani bellissimi, utilizzati per il pascolo brado. A marzo si possono ammirare alcuni ruscelli formati dal disgelo; questa è infatti una delle zone più ricche di acqua dei Lepini, altrove rara.
I Monti Lepini sono attraversati dalla "Via Francigena del Sud", che congiunge Roma con Brindisi, città da cui nel Medioevo i pellegrini si imbarcavano per la Terra Santa.
Nel 2018 è uscito a Gorga il "Dizionario del dialetto Gorgano" fortemente voluto dall'autore gorgano Epifanio Mazzocchi, frutto di un decennale lavoro di ricerca che testimonia l'attaccamento dell'autore al suo paese natio.
Cenni Storici L'etimologia del nome del borgo deriva dall'idronimo "gorgo", il punto in cui il letto di un fiume o di un torrente si abbassa improvvisamente, andando a formare una sorta di pozzetto; "gorgo" indica anche delle "cavità puteiformi", ricche di acque sorgive, dal latino "gurges" (gorgo, vortice) mentre nelle "Rationes Decimarum" del Lazio viene usato per indicare una "gola", un fosso sterrato e profondo.
Sebbene non ve ne sia testimonianza scritta, sembrerebbe che Gorga risalga all'Età del Bronzo. Tracce di epoca romana sono state invece rinvenute in località Ricciali, in alta montagna.
I primi insediamenti urbani, tuttavia, avvennero nei pressi della cosiddetta "Porta a balle", un'area delimitata da rupi, per sfuggire alla malaria.
Il primo documento in cui viene citato Gorga risale all'anno 1088 ed è una bolla di papa Urbano II.
Tra il 1151 e il 1236, il castello di Gorga fu acquisito dal monastero benedettino dei SS. Pietro e Paolo, situato in Villamagna, residenza di caccia dell'imperatore romao Marco Aurelio. I rapporti tra il castello e il monastero furono ostili, tanto che nel 1398 gli abitanti si rivoltarono e incendiarono la terra di Villamagna. Successivamente papa Bonifacio VIII incorporò il monastero benedettino di Villamagna con le sue pertinenze, incluso il castello di Gorga, alla Cattedrale di Anagni, confermando le esose condizioni di vassallaggio.
Tra il 1200 e il 1500 il castello di Gorga fu feudo di varie potenti famiglie, in particolare i Caetani, i Conti da Ceccano, i Conti di Segni-Valmontone.
Sotto la baronia dei Conti di Segni-Valmontone, a causa dei debiti della famiglia, la Reverenda Camera Apostolica decide di cedere il feudo di Gorga alla marchesa Cornelia Teodola di Marsciano; dopo poco tempo, però, per via delle gravose malversazioni a danno degli abitanti, la Reverenda Camera Apostolica fu costretta a mettere all'asta il feudo che nel 1660 fu acquistato dal principe don Camillo Pamphilj.
La dinastia Pamphilj, che nel 1760 si unì a quella Doria, mantenne la supremazia sul feudo di Gorga fino al 1800, garantendo il ripristino di una certa stabilità politica nel feudo e introducendo importanti innovazioni. Il principe don Giovanni Battista Pamphilj dispose, tra le sue volontà testamentarie, l’istituzione di un "magistero di scuola" per provvedere all’educazione dei fanciulli, alla loro assistenza materiale e spirituale; nel 1768, la principessa Leopoldina Pamphilj-Doria di Savoia Corignano visitando il feudo, promosse una Casa per le Maestre Pie affinché «indirizzino la gioventù femminile non solo a servir Dio ma anche ad istruirle negli necessari lavori da farsi dalle donne». Nell’anno 1772 il principe Andrea Doria-Pamphilj sostenne l’edificazione della Chiesa di Santa Maria, compiacendo la devozione popolare verso il culto mariano.
Anche la struttura urbanistica si adeguò alle nuove esigenze residenziali. Si distinsero in questi secoli alcune famiglie illustri della nobiltà locale, tra le quali spiccano i Pasquali, i Santucci e i Fioramonti. Di questi ultimi è visibile l’antico palazzo seicentesco.
In quanto terra mediate subiectae dello Stato Pontificio, Gorga era tenuta al pagamento di imposte piuttosto gravose alla Reverenda Camera Apostolica. I resoconti delle visite periodiche dei delegati apostolici restituiscono l’immagine di un territorio assediato dalla povertà e pressato dai debiti. La popolazione traeva sostentamento dalla pratica della pastorizia ed era costretta a coltivare la tenuta di Villamagna per sopperire alle necessità economiche.
Durante il processo di unificazione nazionale Gorga acquisì particolare rilevanza grazie alla figura del cardinale Vincenzo Santucci che era nato a Gorga nel 1796. L’illustre porporato si distinse come mediatore nella trattativa con Cavour per una risoluzione pacifica della “questione romana”, ma il tentativo di conciliazione fallì per l’intransigenza del pontefice Pio IX.
Le montagne di Gorga furono interessate dal fenomeno del brigantaggio post-unitario, con un brigante fra tutti noto alle cronache, Vincenzo Majorani, conosciuto come "Giordani" o "Pecorella", che si nascose sulle montagne di Gorga fino al 1868, quando fu arrestato, processato e condannato a morte.
Nel 1870 Gorga divenne Comune e ridefinì i propri confini territoriali con i paesi limitrofi: Carpineto Romano, Morolo e Sgurgola.
L'economia del territorio, principalmente basata sulla pastorizia, allontanava gli uomini dal nucleo familiare che, per la transumanza del gregge in alta montagna, a partire dal 1800 costituirono la forma di insediamento rurale peculiare del paesaggio lepino; l'alloggio nelle capanne consentiva loro di non lasciare incustodito il gregge. Fondamentale era il ruolo delle donne, che si occupavano della vendita dei prodotti caseari nei paesi limitrofi, che raggiungevano viaggiando perlopiù a piedi attraverso le montagne.
Dopo la seconda guerra mondiale, Gorga ha subìto una forte emigrazione verso l'America, e ancora oggi affronta le sfide poste dallo spopolamento con fiducia nella sua identità e nella sua storia.