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BENVENUTO A GROTTAMINARDA, IL BORGO DELLA "CIAMBOTTELLA" E DELLO "SPANTORRONE DI GROTTA"!
Grottaminarda è un borgo irpino di circa 8.000 abitanti, situatoa cavallo della dorsale appenninica, nella media valle del fiume Ufita ....
Il borgo è noto principalmente per la sua ottima cucina che rispecchia appieno la dieta mediterranea, con i suoi alimenti base derivati direttamente dalla terra e dagli allevamenti irpini: il pane, la pasta, il latte, la carne, la frutta e la verdura, l'olio e il vino. Tra i vari piatti tipici della gastronomia grottese, degni di nota sono la "ciambutella" (gustoso piatto con ortaggi dell'Avellinese: pomodori, peperoni verdi e rossi, peperoncino piccante, aglio e basilico), i "cicatielli cu ru pulieo" (cavatelli con la mentuccia romana), il "coniglio a ciambutella" (cucinato nel sugo con i peperoni). Un occhio di riguardo meritano l'ottima produzione olearia e il rinomato torrone grottese. Durante i mercati settimanali, che si svolgono nel borgo il lunedì, il mercoledì e il venerdì, potrete acquistare degli ottimi prodotti a chilometro zero.
Grottaminarda è indubbiamente uno dei centri spirituali più importanti della Valle dell'Ufita. Nella vicina frazione di Carpignano sorge il Santuario di Santa Maria di Carpignano. Il Santuario si trova in una splendida posizione panoramica sull'intera Valle attraversata dal fiume Ufita, nel punto esatto in cui nel 1150 venne trovata la miracolosa immagine della Vergine con Bambino, che da oltre 120 anni è custodita dai Padri Mercedari. Al suo interno custodisce un pregiato dipinto su tavola della Madonna con Bambino databile attorno al XII secolo, ridipinta nel XVII secolo. Questa icona mariana è antichissima ed è una delle rare raffigurazioni di Madonne nere ancora conservate nell'avellinese.
Il borgo di Grottaminarda è questo e molto altro ancora...
Curiosità
Il borgo, secondo una leggenda, prende il nome da una delle più importanti streghe di Benevento, Menandra, la quale in questa zona aveva il suo antro (Grotta della Menandra, da cui Grottaminarda).
Il sottosuolo del borgo è caratterizzato da numerose grotte e antri naturali, utilizzati ancora oggi come cantine o depositi naturali di derrate alimentari.
Fin dalle origini, il territorio grottese è stato un punto di riferimento importante per le reti viarie irpine di ogni epoca storica. Sul suo territorio transitavano un'antico tratturello che si congiungeva al noto Regio Tratturo Pescaseroli-Candela; la strada romana Via Aurelia Aeclanense; la Strada Regia delle Puglie, la più importante dell'Italia Meridionale dal basso medioevo all'Unità d'Italia; l'attuale Napoli-Bari, autostrada dei due mari.
In Corso Vittorio Veneto si trova la Dogana Aragonese, dove si riscuotevano i diritti feudali di transumanza. Dapprima situata nei pressi del ponte San Carlo, poi spostata nei pressi dell'attuale Monumento ai Caduti, e infine collocata nel sito attuale, fu costruita dal nobile Ladislao D'Aquino nel 1467, lungo quella che poi divenne la frequentatissima Strada Regia delle Puglie. La Dogana è stata dichiarata nel 1930 Monumento Nazionale.
Il territorio grottese è l'unico tra tutti i comuni irpini a conservare tre importanti testimonianze della viabilità legata alla Strada Regia delle Puglie: la Fontana del Re, il Ponte di San Carlo e la stazione di Posta, realizzate tra il XV e il XVII secolo.
Nel centro storico è custodita una delle torri campanarie più antiche della Valle dell'Ufita, la cui edificazione risale al X-XI secolo. Il borgo custodisce anche una seconda torre campanaria, che secondo la leggenda sarebbe stata progettata dal celebre architetto Luigi Vanvitelli.
In località Palombara si trova una masseria con torre colombaia della fine del Settecento; questo tipo di edificio era al tempo molto ricorrente nel territorio irpino.
Fiore all'occhiello tra le feste del borgo è il rinomato "Festone", la grande festa dei grottesi che cade la quarta domenica di agosto ed è dedicata al Santo Patrono San Tommaso d’Aquino e ai protettori Sant'Antonio di Padova e San Rocco da Montpellier. La festa si caratterizza per i concerti bandistici e per i fuochi pirotecnici.
Citazioni
Socrate, venimmo al nostro quàtenos. Sappi, ch'io sono stato a conzurta' l'oracolo nella Grotta Minarda, pe' sapere chi fosse il maggior sapio de la Magnagrecia: e cierti pecorare, che mm'hanno ditto ch'erano li saciardote de lo nummo Apollo, dapo' che mm'hanno 'n cuollo attizzato li cane e consegnate cierte poche vrecciate a li filiette, da parte del gran dèo, lo capo bùttaro, o sia lo capo saciardoto lloro, l'oracolo mm'ha ditto: e ccà co' no cravone mme l'ha scritto. Cit. di Antonio, rivolgendosi al Socrate Immaginario, in Socrate immaginario, 1784, pag. 19. Opera buffa di Ferdinando Galiani.
Grottaminarda o Grotta Minarda, è più volte citata nell'opera letteraria Il re dei re. Convoglio diretto nell'XI secolo di Ferdinando Petruccelli della Gattina, 1864.
Tu non dovresti essere in vacanza a Grottaminarda?Cit. protagonista fiction Rai "Imma Tataranni - Sostituto Procuratore", 2019 (nella fiction, Grottaminarda è la patria di Ippazio Calogiuri, collaboratore di Imma Tataranni interpretato da Alessio Lapice).
Cenni Storici Le origini del borgo sembrerebbero risalire all'età romana, quando l'intera area era sotto il dominio della città romana di Aeclanum, che si narra utilizzasse le antiche grotte naturali nascoste sotto l'odierno centro di Grottaminarda, come depositi di prodotti alimentari.
L'etimologia del nome del borgo sembrerebbe derivare proprio da "Grotta" (per via delle numerose grotte) unito a "Minarda", sulla cui derivazione vi sono varie ipotesi come il nome medioevale di persona "Maynardus" o la grotta dedicata alla dea Minerva (Cripta Minervae).
Il centro abitato sorge a cavallo dell'anno Mille, nei pressi del luogo di culto dedicato a San Michele, Santo Arcangelo da sempre legato alle cavità naturali. I primi feudatari furono i Sanseverino, una delle 7 grandi famiglie del Regno di Napoli. Verso il 1210 il feudo risulta appartenere ad un'altra nobile famiglia del Regno, la famiglia d'Aquino, che lo tenne fino 1528. Seguirono i De Rupt, i Loffredo, i Cosso o i Coscia, i Pescara, i Della Posta e infine nuovamente i Coscia. Fu però certamente merito della vasta signoria creata dai d'Aquino, che il borgo si sviluppò dal punto di vista urbanistico, economico, religioso e sociale durante il basso medioevo.
Col terremoto dell'Irpinia del 1732, tristemente noto, Grottaminarda - molto prossima all'epicentro - riportò pesanti danni.