BENVENUTO A RIVELLO, IL BORGO PRESEPE NELLA VALLE DEL NOCE!
Rivello è un borgo lucano di circa 2.796 abitanti, che sorge sul crinale dei colli Motta, Serra e Poggio, a 479 m. s.l.m., in posizione panoramica sull' incantevole Valle del Noce ...
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Immerso in una cornice naturalistica di grande bellezza e arroccato come un presepe, il borgo di Rivello sembra un dipinto impressionista. Le sue casette, dai caratteristici tetti rossi, sono addossate le une alle altre e distribuite sui tre colli. Percorrendo i vicoli e le scalinate del centro storico, potrete notare l'imponente patrimonio sacro del luogo, che rivela la profonda religiosità radicata da secoli nel cuore degli abitanti di questa comunità. Sono infatti ben ventitré le chiese e cappelle che la cittadina ospita, a partire dalla Chiesa Madre, sita nella parte alta del centro, in cima ad una ripida e pregevole scalinata del Settecento. La struttura originaria ha avuto a che fare certamente con la presenza dei Bizantini in questo posto, vista l'antica denominazione di San Nicola dei Greci, ma oggi si presenta con un'architettura neoclassica, all'interno con transetto, impianto a croce latina e tre navate. Essa vanta, tra l'altro, un' imponente Cripta , datata al XII-XIV secolo, seconda per dimensioni solo a quella di San Nicola di Bari.
Ma il monumento di maggior pregio del borgo è senza dubbio il cinquecentesco Monastero di Sant'Antonio, situato ai piedi del paese, nel cosiddetto territorio del "Piano del Lago", dove un tempo vi era un residuo lacustre risalente al Pleistocene. Il Convento sorge lungo l'importante mulattiera Lagonegro-Rivello-Maratea e conserva pregevoli affreschi, tra i quali degna di nota è una sontuosa "Ultima Cena", attribuita a Giovanni Todisco d'Abriola del 1559. Al piano superiore potrete visitare la Mostra archeologica con reperti rivenuti nelle aree dei fiumi della zona, un'esposizione permanente dal titolo "Greci e indigeni tra Noce e Lao", incentrata anche sui ritrovamenti avvenuti nel corso degli scavi archeologici su una collina che sorge di fronte l'odierno centro abitato.
Nella frazione di Rivello denominata San Costantino si possono ammirare imponenti palazzi, alcuni dei quali in stile liberty. Tra i vari rioni merita una visita Medichetta, definito "Terrazzo panoramico lucano sul golfo di Policastro", data la particolare posizione geografica che offre una veduta spettacolare. Il suo nome sembrerebbe derivare dall'antica coltivazione di erba medica. Esso è diviso in due zone, quella superiore e quella inferiore; in quest'ultima è concentrata la maggior parte degli abitanti. Gli escursionisti più esperti potranno partire da San Costantino per percorrere i sentieri del Monte Coccovello (1505 m s.l.m.) - monte noto come "la groviera della Basilicata" per la sua natura carsica con fenomeni sia superficiali come le doline che profondi come le grotte - e Monte Serra del Tuono, dalla cui cima è possibile godere di un meraviglioso belvedere del golfo di Sapri e del golfo di Maratea.
Il borgo di Rivello è questo e molto altro ancora...
Curiosità
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Si dice che nel borgo di Rivello esistessero un tempo due porte, una collocata all'inizio ed una alla fine del paese, che servivano a tenere separati Longobardi e Bizantini che in passato si contesero a lungo il territorio. Ancora oggi si possono ritrovare i segni del loro passaggio, non solo tra i resti archeologici ma soprattutto tra quelli architettonici, ben visibili negli edifici sacri distribuiti nei due centri distinti che a lungo hanno vissuto tra culture e tradizioni diverse.
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Negli anni '60, lo scrittore Giorgio Bassani, fondatore e poi presidente di una delle più antiche associazioni ambientaliste italiane, Italia Nostra, scoprì Rivello e se ne innamorò. Amava meditare seduto su una panchina di Piazza Umberto I, con la sua granita al limone e l'inseparabile agendina di cuoio, ispirato dal panorama della Valle del Noce. Grazie a lui, il paese venne dichiarato "Monumento nazionale" e divenne la meta prediletta di giornalisti, scrittori e intellettuali del tempo.
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L'attività artigianale del borgo è molto florida, con una buona lavorazione di rame, ferro, cuoio e lana. In particolare quella del rame insieme a quella orafa, nel passato, diffusero nel mondo la maestria degli artigiani rivellesi.
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Tra le specialità del borgo, al primo posto va annoverata la pasta fatta in casa come le tipiche "laghenelle" - simili alle tagliatelle - o i "cavatiell" - gnocchi allungati -, seguita dalla polenta insaporita con i "termini", ovvero pezzi di salsiccia locale così detti poichè un tempo, quando il pasto veniva servito in un unico piatto, venivano utilizzati per dividere la porzione spettante a ciascun commensale. Tra i piatti tipici anche varie preparazioni con le carni di agnello, salame e soppressata.
Apparizioni cinematografiche
- Alcune scene del film storico "Passannante" (2011), diretto da Sergio Colabona, sono state girate nel borgo di Rivello. La trama è incentrata sull'anarchico Giovanni Passannante, che attentò alla vita di re Umberto I di Savoia, e sulla controversa vicenda della sua sepoltura.
- Alcune scene del film "Ustica" (2016), diretto da Renzo Martinelli, sono state girate presso Palazzo Megale, la dimora nobiliare più importante del paese. La trama fa riferimento al velivolo DC9 appartenente alla ITAVIA, una compagnia italiana privata, e alla sua scomparsa dagli schermi radar prima di schiantarsi tra le isole di Ponza e Ustica.
Cenni Storici
Le origini di Rivello sono un misto di leggenda e realtà. Il primo nucleo abitativo fa riferimento a Serra "La Città", un insediamento esistente già nella seconda metà del VI secolo a.C. Esso era caratterizzato da una società prevalentemente agricolo-pastorale che produceva vasellame per uso domestico e per i corredi funerari delle tombe della necropoli. Questo dopo circa trecento anni scomparve e non avendo fonti a disposizione per la ricostruzione storica, se ne individuarono le cause in un'invasione di formiche giganti. Trascorsero molti anni e l'attuale nucleo urbano comparve nel VI secolo ad opera dei Longobardi del Ducato di Benevento, sotto Arechi, mentre regnava Agilulfo IV. Sulla sommità del colle chiamato Motta, venne edificata da questi una roccaforte tra le più avanzate del ducato stesso. Il nome di Rivello deriva probabilmente da quello dell'antica Velia, città situata sul mar Tirreno, che fu distrutta dai Saraceni e i cui abitanti trovarono rifugio presso le popolazioni del colle. Dai profughi Rivello prese il suo nome. "Revelia", nuova Velia, è un'iscrizione incisa su una pietra collocata sulla porta della chiesa madre del paese. Nell'XI secolo molte famiglie greche, fra cui numerosi sacerdoti, giunsero nella diocesi di Policastro. Erano Bizantini che provenivano dalla Calabria e dalla Puglia dove si erano rifugiati a seguito delle persecuzioni dell'imperatore d'Oriente, Leone Isaurico, che proibiva le immagini sacre. Molti di essi decisero di stabilirsi a Rivello. I Greci si insediarono prevalentemente sul terzo colle del paese, chiamato Poggio, dando vita ad una comunità di rito greco-bizantino. A testimonianza di tale presenza restano le denominazioni di alcuni luoghi: Porta dei Greci, Fonte dei Greci, Piazza dei Greci. Vi sono molte chiese intitolate a Santi venerati dai Bizantini come San Giovanni e Santa Barbara. Il centro storico del paese, di impianto medievale, a partire dal crinale del colle Motta, si estende alla Serra e al Poggio. Pertanto i Longobardi praticarono il culto latino nella chiesa di S. Nicola, mentre i Bizantini quello greco nella chiesa di S. Maria del Poggio. Rivello fu uno dei primi comuni a diventare demaniale riscattando la propria liberta' dai feudatari per ben due volte. Infatti alla fine del XVI sec. il paese era divenuto citta' libera, dietro il pagamento di 13000 ducati. Nel 1641 la "terra di Rivello" fu rivenduta ad un nuovo feudatario. I suoi abitanti, pero', volevano riacquistare la propria indipendenza e vi riuscirono nel 1719, dietro il pagamento di 55000 ducati più quattro cantara (circa 300 chilogrammi) di soppressate a Don Oronzo Pinelli Ravaschieri. Tutto ciò risulta dal contratto di vendita conservato presso l'archivio comunale denominato "Restituta Libertas". Questi fatti sono testimonianza viva e concreta dell'operosita' degli abitanti del paese, una caratteristica che dimostrano tutt'oggi.
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