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BENVENUTO A ROSETO VALFORTORE, IL BORGO DELLA PIETRA E DELLE ROSE!
Roseto Valfortore è un borgo pugliese di poco più di 1.000 abitanti, che sorge a 650 metri s.l.m., in un'area collinare che prende il nome di Preappennino Dauno. Nel suo territorio, prevalentemente montano, scorre il fiume Valfortore .... Roseto Valfortore è iscritto al club de "I Borghi più Belli d'Italia".
Il borgo ha una forte connotazione medievale, col suo centro storico in pietra locale e i suoi vicoletti detti "strettole", che formano un reticolo interno ricco di profumi e panorami che si aprono sulla vallata e sul bosco, dove si respirano la classica tradizione agricola pugliese e la storia della Daunia antica. Porta principale d'ingresso del borgo era un tempo il cosiddetto Arco della Terra, importante simbolo del passato nonché unica testimonianza sopravvissuta tra le porte d'accesso. Su uno degli angoli esterni dell'Arco, potrete scorgere una testa in pietra intagliata, con il capo rivolto verso nord: i tratti incisi sembrano raffigurare il Marchese Roberto II di Capua, signore di queste terre. Si tratta di una delle tante pregiate testimonianze architettoniche, che insieme agli ampi portali, alle colonne e ai bassorilievi che abbelliscono le case, rendono davvero caratteristico l'intero impianto urbanistico del borgo.Tutto ciò si deve all'antica arte degli Scalpellini, abilissimi scultori della pietra locale dal colore verde-grigio, ricavata dalla vicina cava. La preziosa eredità che hanno lasciato al borgo, costituisce una evidente testimonianza dell'intenso lavoro che hanno svolto per secoli.
Superando l'Arco, si arriva nella piazza principale di Roseto, Piazza Vecchia, dalla quale si diramano tutti i vicoli del centro storico di Roseto, disposti secondo un'antica tecnica di costruzione longobarda che prevedeva un'alternanza di vicoli ampi e vicoli stretti, i primi per dare spazio alle scale delle dimore, i secondi per raccogliere l'acqua piovana. In Piazza Vecchia si erge imponente la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, risalente al Cinquecento e interamente in pietra. Meravigliosi la balaustra e il portale d'ingresso, realizzati con la pietra rosetana e scolpiti a mano dalle maestranze locali.
Il borgo vanta un ricco patrimonio naturalistico rappresentato dalla presenza del Bosco Vetruscelli, situato ai confini di Roseto. Ricco di sorgenti e di mulini, offre suggestivi sentieri da poter percorrere sia a piedi che in bicicletta, ideali per gli amanti della flora e della fauna. Nella stagione primaverile, potrete apprezzare le splendide e caratteristiche orchidee selvatiche; in autunno e in inverno, invece, il bosco si popola delle bacche rosse del biancospino e della rosa canina. E' proprio dalla rosa tipica del territorio, e dal fiume Valfortore che lo attraversa, che nasce il nome "profumato" di Roseto Valfortore.
Il borgo di Roseto Valfortore è questo e molto altro ancora...
Curiosità
L'inverno è caratterizzato da frequenti nevicate essendo il borgo situato vicino alla vetta più alta della Puglia: il Monte Cornacchia.
Il primo mulino ad acqua del borgo risale al lontano 1338.
Il Santo Patrono del borgo è il fiorentino San Filippo Neri, anche noto come "Giullare di Dio" per i suoi detti burloni come: "state buoni se potete" e "ma va' a morì ammazzato…per la fede". Alla sua vita e ai suoi detti sono ispirati il film "State buoni se potete" (1983) con Johnny Dorelli e l'omonimo album del cantautore Angelo Branduardi, colonna sonora del film. Del 2010, la miniserie televisiva "Preferisco il Paradiso", di Giacomo Campiotti, basata sulla biografia del Santo interpretato da Gigi Proietti.
Cenni Storici Roseto Valfortore è un borgo di origine romana, il cui nome deriva dal latino Rosetum e il cui simbolo è la rosa selvatica. Testimonianza della sua origine è il ritrovamento di un tronco di colonna funerario inciso in lingua latina del I secolo d.C., e un insieme di monete ed oggetti della civiltà romana.
In epoca ancora preromana la valle e i monti della Daunia era sotto il dominio dei Sanniti e degli Arpini che riuscirono a fondare l' "Oppidum Vescellium", un villaggio fortificato che prendeva il loro nome.
Dal 1122 al 1640 Roseto passa in mano a molte famiglie. Nel 1122 Roseto appartiene al duca di Puglia Guglielmo il Guiscardo, dopo un assalto riuscito brillantemente. Nel 1338 il feudo è assegnato a Roberto di Capua fino al 1497, anno in cui Bartolomeo III dopo una lettera di conferma feudale ricevuta da Fernando il Cattolico, conduce il borgo al massimo splendore.
Nel 1840 Roseto partecipa attivamente e in prima linea ai moti risorgimentali, vivendo poi l'avventura garibaldina con molta intensità e spargimenti di sangue. Fu il giorno del 7 Novembre 1860 ad infliggere un dolore profondo al centro urbano e a tutti i suoi abitanti, con l'avvento delle truppe garibaldine comandate da Liborio Romano che devastarono il paese. Tragico fu l'evento della fucilazione di cinque soldati rosetani borbonici. Nel 1861 l'amministrazione di Roseto fece costruire cinque croci di legno sul terreno della strage.
Tra il 1882 e il 1946, anche a seguito della grande guerra, Roseto vede le proprie terre spopolarsi attraverso una forte emigrazione verso gli Stati Uniti d'America e il Canada: dai 5000 abitanti nel XX secolo arriva a malapena ai 1000 abitanti negli anni 2000.