Le origini del
Castello di Federico II sono abbastanza incerte, difatti alcuni studiosi ne attribuiscono la paternità a Federico II di Hoenstaufen, visti gli
elementi architettonici tipicamente svevi della fortezza, altri invece a Federico III, per la sua lunga permanenza nel borgo dal 1328 al 1332; ma la sua origine vera risalirebbe al
periodo arabo in cui non era altro che un piccolo agglomerato di case.
La struttura della roccaforte presenta una particolare
pianta trapezoidale, unica nel suo genere e somigliante solo al castello federiciano di Augusta (SR), affaccia da un lato sulla vallata del fiume Sosio e dall'altro verso il centro abitato, con la torre per vedetta. La fortezza è composta da due edifici di forma rettangolare uniti fra loro, ossia l'edificio posto in cima alla rocca e l'
antico monastero olivetano edificato nel 1648 sulla cinta muraria, che rappresentano un
angolo ottuso al cui vertice spicca
l'
originaria torre pentagonale alta 20 metri, antistante un edificio con cui forma un'
aquila dalle ali spiegate. Nel complesso, la roccaforte faceva parte di un ampio sistema difensivo dislocato in tutta l'Isola e nell'Italia Meridionale, come i castelli di Caltabellotta a sud, Prizzi a est, Calatamauro, Batellaro e Calatrasi a nord.
L'
accesso al castello avviene tramite un portone principale che conduce ad un'ampia corte situata al centro, tra gli edifici del monastero e il nucleo centrale della struttura, raggiungibile attraverso una rampa leggermente in salita. L'atrio rettangolare in cui vi troverete presenta un arco a sesto ribassato, costruito con conci tufacei posti di taglio, mentre i muri sono composti a doppia cortina, con uno spessore di circa due metri, in pietra tagliata con riempimento di pietrame legato da malta. Caratteristica del muro di ovest è la
caditoia a protezione dell'ingresso. Tutte le aperture, così come i portali interni della struttura, presentano delle coperture a volte ogivali formati da conci tufacei posti di taglio. Dall'atrio si accede al salone principale, comunicante a sua volta con altri locali di cui uno con la cosiddetta "
buca della salvezza" - un'apertura sul pavimento - che conduceva alla valle del fiume Malottempo attraverso un cunicolo sotterraneo. Proseguendo il tour del castello, arriverete alle terrazze attraverso una scala di costruzione ricavata successivamente nello spessore del muro di destra dell'atrio. In alcuni dei vani presenti, nello spessore dei muri, troviamo delle
cellette, di cui una in particolare riportante un'
iscrizione graffita di due detenuti nel 1591.
Nel tempo, il castello divenne dimora dei nobili Peralta, dei Luna, dei Cardona e dei Colonna, perdendo la sua originaria funzione di controllo militare.
Curiosità
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La cittadina di Giuliana, di conseguenza anche il Castello, dopo esser passata di mano in mano ad aristocratici, ritornò in possesso dei nobili proprietari per intercessione di Eleonora d'Aragona.
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Un'antica leggenda narra che, tra le mura del castello, si aggiri il fantasma dell’Infantalinora - l'Infanta Eleonora d'Aragona morta a Giuliana nel 1405 - a guardia di un tesoro che verrà svelato solo a chi compirà per sette volte consecutive, in una notte di luna piena, la strada che porta tra la Cuba e il castello, portando a mano una candela accesa di cui non si deve mai spegnere la fiamma.