La
Cattedrale di Santa Maria Assunta sorge nel centro storico di Melfi ed è l’edificio sacro più importante del borgo. Fu elevata al rango di basilica minore nel 1958 da Papa Pio XII, come ricorda la bolla papale incisa su una lapide collocata nella navata sinistra.
La sua prima costruzione risalirebbe al
1076 quando fu voluta da
Roberto il Guiscardo, anche se altre fonti riportano la data d'inizio dei lavori nel
1153, sotto
Guglielmo I di Sicilia. Nel
1153, in seguito ai danni subiti dall’edificio a causa delle guerre e degli assedi che si verificarono durante la prima metà del XII secolo,
Ruggero II si occupò del rifacimento della facciata e fece innalzare un massiccio campanile a pianta quadrata in stile romanico-normanno di circa cinquanta metri, composto da tre piani e progettato da Noslo di Remerio.
Nel corso del
Cinquecento, furono compiuti ulteriori lavori di ampliamento e sistemazione e venne realizzata la sacrestia accanto al coro, mentre agli inizi del
Seicento il Vescovo Branciforte gettò le basi della cappella per la custodia del Santissimo Sacramento.
Attualmente, dell’
originaria struttura normanna dedicata a San Pietro e danneggiata da numerosi terremoti –in particolare dal sisma del 1694 e da quello del 1930 che hanno reso necessario l’abbattimento delle cappelle laterali per non aggravare le lesioni riportate – rimangono solo il
campanile,
e l’
impianto di base che è un esempio di transizione da una pianta a croce greca ad una a croce latina. Il resto dell’edificio è stato quasi interamente ricostruito nel
Settecento in stile barocco per volere dell’allora Arcivescovo Antonio Spinelli.
All'esterno dell’edificio, quindi, non potrete fare a meno di notare il
forte contrasto che si crea tra l’
aspetto barocco della facciata e le
linee romaniche della torre campanaria. La facciata bianca è divisa in due ordini da lesene con capitelli corinzi, con al centro un portale in pietra bianca impreziosito da due angeli che reggono una cornice ogivale e affiancato da due portali in pietra rosa di Rapolla (PZ). La torre campanaria è invece decorata, nei primi due piani, da imponenti teste di leoni e da quattro bifore in pietra bianca di Trani e in pietra nera lavica, con rappresentazioni di figure fitomorfe e fregi policromi, mentre nell’ultimo piano, presenta un mosaico composto da pietre vulcaniche bianche e nere del Vulture. L'ultimo piano del campanile crollò durante il terremoto del 1851 ed è stato sostituito dall'attuale guglia.
All'interno della Cattedrale, a tre navate, potrete ammirare il bellissimo
soffitto a cassettoni dorati della navata centrale con al centro lo stemma con l’aquila del vescovo Spinelli, una
cupola di forma piramidale a otto facce e il pregiato
altare maggiore in marmo. Merita uno sguardo attento anche la grande collezione di arredi lignei barocchi che comprende una
cattedra o trono vescovile in legno intagliato con due pilastri e due angeli, un
coro ligneo del Cinquecento, un
organo e un
pulpito del Settecento.
Sul soffitto del coro e della navata centrale degno di attenzione è il
Ciclo dei trionfi, opera dell’artista cilentano Andrea Miglionico, mentre sul retro dell’altare maggiore è collocata la
tomba di San Teodoro del 1752 coi sacri paramenti.
Inoltre, potrete osservare una tela seicentesca raffigurante l’
Ultima Cena, una preziosa
statua della Madonna di stile bizantino di provenienza incerta, in alto sulle pareti delle navate laterali
due tele che rappresentano Sant’Alessandro e San Bartolomeo, e, nel transetto di destra, in un grande reliquario, la
statua di Sant’Alessandro Martire, patrono di Melfi.
Troverete anche una settecentesca
fontana circolare, con sculture con soggetti floreali, e nella parte sinistra del transetto un
affresco duecentesco della Madonna in trono, mentre nella parte destra,
l’altare di Sant’Alessandro e un
dipinto che ritrae la Vergine con molti Santi che invocano la protezione di Dio per gli abitanti di Melfi colpita dal terremoto del 1694.
Per mezzo di uno scalone, potrete accedere agli
ambienti vescovili: il salone degli stemmi, il salone più piccolo degli “stemmi prima dell’unione”; la Biblioteca; la Sala del trono; la Pinacoteca.
Tra il 2007 e il 2010, l’edificio è stato interessato da nuovi lavori di restauro e abbellimento: il 18 maggio 2010 il Cardinale Maradiaga ha solennemente benedetto il
nuovo portone che si è affiancato a quello preesistente, ristrutturato e arricchito di
sei pannelli in bronzo rappresentanti l'Annunciazione, il martirio di Sant'Alessandro, l'Assunzione di Maria, la discesa dello Spirito Santo, i cinque concili papali tenutisi a Melfi e la visita pastorale del Vescovo Gianfranco Todisco.
Curiosità
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La guglia del campanile – uno degli esempi più importanti dell'architettura normanna nell'Italia meridionale – è ispirata a quella del campanile della Cattedrale di Venosa (PZ).
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Anticamente il Santo Patrono di Melfi era San Bartolomeo, sostituito in seguito da Sant'Alessandro, dopo un semplice sorteggio ideato dal vescovo Basta durante il quale lo stesso uscì per tre volte vincitore.
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Secondo la leggenda, una volta terminato il campanile, re Ruggero II, nonno di Federico II, fece precipitare dalla cima il costruttore in modo che non potesse raccontare del tesoro nascosto nelle fondamenta.