La
Cripta Ferrillo si trova nei locali sotterranei della Chiesa Madre di Acerenza, dedicata a Santa Maria Assunta e a San Canio, ed è
uno degli esempi più importanti di arte rinascimentale lucana.
Prende il nome dalla
napoletana famiglia patrizia dei Ferrillo, feudatari di Acerenza, che dopo essersi occupati di ristrutturare la Cattedrale gravemente danneggiata dal terremoto del dicembre 1456, nel
1524 decisero, nella persona del
conte archeologo Giacomo Alfonso Ferrillo, di far costruire una cripta, probabilmente al posto di una già esistente. A testimoniare il forte impegno dei Ferrillo è il loro
stemma posto sulla facciata della Chiesa, poco sopra il portale d’accesso.
Alla Cripta si accedeva un tempo attraverso due porte - ancora visibili - che immettevano nella scalinata del presbiterio. Al suo interno è costituita da una
sala quadrangolare ricavata sotto l’altare maggiore, ed è suddivisa in
tre navate da quattro colonne posizionate al centro, costruite con materiale di risulta tardo medioevale, sostenute da plinti decorati a bassorilievo e sormontate da capitelli in stile composito che reggono mensole ricche di decorazioni, attribuite allo
scultore Pietro da Muro Lucano (PZ), con
putti, figure scimmiesche, sirene, satiri e
altre
figure pagane fitomorfe.
Sulle
pareti della Cripta, delimitate da lesene con capitelli compositi e decorazioni fitomorfe e da una trabeazione tripartita impreziosita da linee classiche e da fregi di putti, sono presenti
preziosi affreschi posti dentro cassette del
pittore lucano Giovanni Todisco: sulla sinistra, potrete ammirare un dipinto di Santa Margherita di Antiochia, secondo alcuni
“La Donna dell’Apocalisse”, ritratta mentre calpesta il drago, e l’Adorazione dei Magi, mentre sulla destra sono collocati gli affreschi di Sant’Andrea, con la croce del martirio nella mano destra e un libro nella mano sinistra, e di San Matteo, seduto nel suo studio e intento a scrivere su un libro sorretto da un angelo.
Nella
volta della copertura potrete osservare nei medaglioni su fondo azzurro
affreschi degli Apostoli, dei Dottori della Chiesa e dei Fondatori degli Ordini, attribuiti anch’essi al Todisco.
Alla
fine della navata centrale, troverete una monofora decorata con due angeli, e un piccolo altare sorretto da una colonnina e coperto da una volta a botte divisa in cassette, in cui sono presenti lo stemma dei Ferrillo, un fregio di teste di angeli, stelle a cinque e a sedici punte e altre decorazioni. Sull'altarino è posto un sarcofago in marmo – detto
Cassone di San Canio – che secondo alcuni doveva contenere le spoglie di San Canio e che invece molto probabilmente è un
monumento funebre della famiglia, ornato con ghirlande floreali e simboli vescovili e cristologici, con al centro l’araldica della famiglia Ferrillo-Del Balzo.
Curiosità
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Secondo un’antica credenza nella Cattedrale sarebbe stato sepolto il Santo patrono di Acerenza, San Canio, le cui reliquie in origine dovevano essere collocate sotto l’altare maggiore, per poi essere trasferite nella Cripta e infine tornare nuovamente sotto l’altare maggiore, in un vano inaccessibile. Pare, però, che né la Cripta né il sarcofago abbiano mai ospitato le reliquie del Santo.
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Intorno alla Cripta ruotano diverse leggende: secondo una prima, in qualche anfratto della Cripta, i Cavalieri Templari avrebbero nascosto il Santo Graal, mentre secondo un’altra credenza – supportata dalla presenza dell’immagine del drago alato, simbolo dei Vlad, e di una scultura nella cripta raffigurante una testa barbuta che ricorderebbe Dracula – si pensa che la moglie del conte Ferrillo, Maria Balsa, fosse la figlia del conte Dracula e che sarebbe sepolta tra le mura dell’edificio.