I
ruderi del Mulino di Prata sono stati riportati alla luce nel 2015, grazie ad una Planimetria di Cautano del 1853 che lo citava come parte di un sistema esteso di strutture utilizzate per il taglio della pietra di marmo, e disposte lungo il corso di torrenti, tra Tocco Caudio e Vitulano.
I ruderi di questa architettura rurale utilizzata per la macinazione del grano, erano interamente ricoperti dalla vegetazione, e sorgono in un'area naturale nei pressi del Torrente Ienga.
Grazie alla cartografia storica, è stato ricreato anche l'originale tracciato dell'antico tratturo, utilizzando materiali naturali rinvenuti sul posto.
Una risorsa di bellezza restituita alla comunità, grazie al finanziamento della Regione Campania nell'ambito del Progetto Integrato per Aree Protette (PIRAP) rivolto ai comuni rientranti nel Parco Regionale del Monte Taburno-Camposauro.
Curiosità
- Nel corso delle operazioni di diradamento della vegetazione, particolarmente emozionante è stata la scoperta, sotto al piano della cisterna di accumulo, del canale lapideo che faceva confluire le acque al locale delle ritrecine, consentendo il funzionamento della macina soprastante.