Situato sul Monte Venda, del suggestivo
Monastero degli Olivetani restano soltanto i ruderi immersi nella natura circostante, che tuttavia - grazie ai recenti lavori di restauro e conservazione - lasciano intravedere l'antico splendore dell'edificio, con la Chiesa, i chiostri, il refettorio e le celle dei monaci.
Il primo monaco che si ritirò in questi luoghi fu Adamo da Torreglia, il quale fondò una comunità eremitica, seguito poi dai monaci del convento benedettino di Santa Giustina di Padova. Fu nel 1200 che edificarono due piccole chiese - una dedicata a San Michele Arcangelo e l'altra a San Giovanni Battista - trasformando questo piccolo eremo in un vero e proprio monastero.
Nel corso del tempo il Monastero divenne
sempre più importante, grazie anche ai lasciti dei nobili Maltraversi di Castelnuovo di Teolo prima, e dei Carraresi poi. Nel Trecento, però, il Monastero entrò in crisi, al punto tale che nel 1380 il Vescovo di Padova decise di risollevarne le sorti accorpando la comunità del Venda con quella degli aristocratici monaci olivetani.
La Chiesa, con imponente campanile, presentava al suo interno un'unica navata, con un altare maggiore al di sotto del quale sorgeva
una cripta dedicata alla Madonna. Il Monastero era articolato in corridoi, celle, magazzini, chiostro e orti.
La storia del Monastero si concluse nel 1771, quando venne soppresso per decreto della Repubblica di Venezia e i monaci trasferiti. Il cenobio e tutti i beni dei religiosi vennero venduti all'asta, e ad aggiudicarseli fu la famiglia Erizzo che destinò l'intero complesso a
rifugio per pastori, decretandone la rovina.
Curiosità
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Gli Olivetani erano abili pittori ed intagliatori di legno.
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La Cripta della Chiesa era in passato luogo di sette sataniche.
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I nobili Maltraversi di Castelnuovo di Teolo, che destinarono i loro lasciti al Monastero, sono i fondatori della splendida Abbazia di Praglia a Teolo (PD).
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Il poeta inglese Shelley visitò all'alba i ruderi del Monastero degli Olivetani, dopo aver perso tragicamente la propria figlia. Egli definì il paesaggio dalla sommità del Venda come in grado di dare "conforto nel mare della vasta angoscia dell'animo umano". Dello stesso parere anche molti altri poeti e letterati, che in cerca di ispirazione soggiornarono in questo luogo da pochi anni "Parco Letterario dei Colli Euganei Francesco Petrarca". Tra questi, Francesco Petrarca, che scelse i dolci colli quale sua ultima dimora.