La
rievocazione del Ver Sacrum è la riproduzione annuale della
festa sannita della “Primavera sacra”, che si svolge ad
agosto per le strade del paese ed è collegata all'origine stessa di Bojano
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Secondo la leggenda, il borgo fu fondato da un gruppo di giovani Sabini, capeggiati dal condottiero Comio Castronio, che in occasione del Ver Sacrum – la primavera sacra sannita – furono inviati a colonizzare nuovi territori guidati da un bue, l’animale sacro al dio Mamerte. Il bue si fermò sulle sponde del fiume Tifernus, il Biferno, ai piedi di un colle chiamato Samnium, da cui deriva l’appellativo di Sanniti. Proprio lì i giovani decisero di gettare le basi della città di Bovaianum – com’era chiamato in osco il borgo secondo quanto riportato da iscrizioni trovate nel santuario sannita di Pietrabbondante – nome che chiaramente fa riferimento al bue sacro, divenuta poi la capitale dei Sanniti Pentri.
Il Ver Sacrum simboleggia, quindi, l’episodio che portò alla nascita della popolazione e all’inizio della storia di Bojano.
Si tratta di una rappresentazione scenica itinerante, fondata per la prima volta nel 1999, che vede la partecipazione di attori professionisti in costumi d'epoca e che comprende, oltre alla sfilata, la riproduzione di undici quadri scenici con quattro sequenze principali.
La prima scena riproduce il distacco dei giovani dalla tribù di origine, per andare alla ricerca di nuovi territori da conquistare. Dopo i riti di consacrazione e divinazione celebrati dal sacerdote che benedice i giovani, viene inscenato l’allontanamento dei Sabini, capeggiati da un giovane che impersona Comio Castronio e guidati da un bue, che si ferma presso il passo del fiume Biferno, dove la città di Bovianum ha origine.
La seconda scena mostra l'istituzione del matrimonio, inteso come un rito comunitario fondamentale nella vita sannita: la sposa non veniva scelta liberamente ma rappresentava una ricompensa pubblica per il valoroso guerriero.
La terza scena rappresenta il vecchio saggio che, nonostante abbia perso il figlio in battaglia, incita i giovani combattenti a non abbandonare la virtù e il valore, punti cardine di una società dominata dalla giustizia e dalla felicità.
La quarta scena rievoca un rito antichissimo che si svolge presso il Santuario di Pietrabbondante: il giuramento dei giovani guerrieri che formavano l'esercito sannita. Ciascun soldato, davanti all'altare, maledice se stesso e la sua stirpe qualora non combatta con coraggio o fugga dalla battaglia. Il guerriero che rifiuta di giurare e viene meno alla causa sannita contro Roma, viene ucciso e buttato tra le vittime umane ed animali sacrificate nei riti precedenti, come monito per gli altri.
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