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BENVENUTO A SAN SALVATORE TELESINO, L'ANTICA TELESIA!
San Salvatore Telesino è un borgo campano di 3.990 abitanti, che sorge nella Valle Telesina, ai piedi di un rilievo conico, in un territorio disseminato di boschi, vigneti ed uliveti, e ricco di sorgenti d'acqua ....
Poco distante dal centro storico del borgo, si possono ammirare le rovine dell'antica città di Telesia che formano un magnifico Museo a cielo aperto. Dell'antica città, menzionata in numerose fonti antiche per il posto di rilievo che occupava nel Mezzogiorno, si conservano le mura perimetrali in opus reticolatum, una struttura edilizia unica nel suo genere in epoca romana. Lungo la cinta muraria si aprivano un tempo le varie porte di accesso, e tra la Porta nord e la Porta sud passava l'antica Via Latina, che univa Telesia a Beneventum. L'antica Telesia era una città ricca, dotata di una propria moneta per il commercio, e avente un Anfiteatro, un magnifico Acquedotto e le Terme, di cui si possono ammirare i resti.
Nei pressi dell'antica Telesia, sorge l'Abbazia benedettina del SS. Salvatore, dalla quale deriva il nome del borgo. Fu proprio intorno all'Abbazia che si costituì il nucleo primitivo del borgo, dopo la distruzione di Telesia. Eretta sui resti di un'antica villa romana, come testimonia il ritrovamento di un mosaico dell'epoca, ospitò nel corso del tempo numerosi personaggi illustri come il re normanno Ruggero II, che soggiornò a San Salvatore Telesino due volte, nel 1133 e nel 1135. Dell'intero complesso fanno parte una Chiesa romanica, l'ex Monastero oggi adibito a ristorante, e un Oratorio. Dal 2010 vi ha sede anche l'Antiquarium di Telesia, una raccolta di reperti archeologici di epoca sannitica e romana che vanno dal IV secolo a.C. al II secolo d.C., rinvenuti durante le campagne di scavo effettuate nell'area archeologica.
Meta turistica gettonata del borgo è il Parco del Rio Grassano, che ha una superficie di circa 120.000 mq ed è attraversato da un singolare fiume da cui prende il nome, che dopo un lungo percorso sotterraneo, emerge in superficie proprio in questa oasi naturalistica. Nelle acque del Rio Grassano è possibile effettuare sport acquatici come il canottaggio, e stare a diretto contatto diretto con la natura incontaminata. L'incredibile limpidezza delle acque permette di ammirare il fondale, ricco di varie erbe acquatiche colorate, e habitat ideale per diverse specie di uccelli acquatici. Il Parco ospita anche un ristorante, un'area giochi e alcune aree picnic, dover poter trascorrere momenti di assoluta spensieratezza e relax.
Il borgo di San Salvatore Telesino è questo e molto altro ancora...
Curiosità
Da gustare è la torta di mele annurche e miele di acacie, una specialità pasticciera tipica locale.
Nel mese di settembre si svolge la "Festa dello Struppolo", che ha come protagonista un tipico rustico fritto riconosciuto come PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).
Le sorgenti del Rio Grassano vengono citate già nel XVI secolo da Leandro Alberti, nella sua opera "Descrittione di tutta Italia".
Fiore all'occhiello del borgo, fin dal Settecento, è l'artigianato della ceramica d'arte. Antonio Giustiniani fu uno dei maggiori esponenti campani di questa arte, che impiantò in località San Lorenzello una prestigiosa manifattura ceramica. Tra le sue realizzazioni, il pregevole timpano della chiesa di Maria SS. della Sanità.
Citazioni famose
Ha principio un fiume in questa città [Telese], di tanta freddezza, che non vi nasce alcun pesce. Cit. di Leandro Alberti in Descrittione di tutta Italia, 1561.
Cenni Storici San Salvatore Telesino era in origine l'antica città di Telesia (217-214 a.C.).
La città sannitica fu coinvolta nelle guerre puniche e divenne nel I secolo a.C. una colonia romana.
Fu abbandonata successivamente poichè sconvolta dalle incursioni saracene prima (847 d.C.) e dal terremoto poi (1349).
Il nuovo abitato sorse su un lembo di terra donato ai profughi dai monaci del Monastero Benedettino di S. Salvatore, e fu chiamato Casale di San Salvatore essendo dipendente dall'Abbazia.
In epoca medievale, sorse l'abitato di Massa Superiore, a ridosso della Rocca.
Con la decadenza dei benedettini, il feudo passò al maggiordomo di Ferdinando I d' Aragona, Giovanni Monsorio, e successivamente ai Carafa che lo tennero fino all'eversione della feudalità nel 1806.