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Calimera (LE)

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Foto Calimera (LE)
BENVENUTO A CALIMERA, IL BORGO DEI CRAUNARI E DEI SANTI!

Calimera è un borgo pugliese della provincia di Lecce di 6.798 abitanti. Sorge a 56 metri s.l.m ... . nel Salento centro-orientale, a poca distanza dal capoluogo provinciale, ed è il secondo centro più popoloso della storica regione della Grecia Salentina, un’area linguistica che comprende nove comuni dove ancora oggi si parla un antico dialetto di derivazione greca, noto come griko o grecanico. 

Il borgo era abitato già nell’Età del Bronzo – come dimostra la presenza nelle vicinanze di diversi monumenti megalitici, come il Dolmen Placa e la Specchia dei Mori – e probabilmente fu una colonia della Magna Grecia o bizantina. Di sicuro, per tutto l’Ottocento si parlava esclusivamente la lingua greca e solo a partire dagli inizi del Novecento iniziò a diffondersi l’italiano come seconda lingua, per poi negli anni Sessanta divenire l’unica lingua parlata accanto al dialetto salentino, con l’abbandono totale del griko.  

Fino al Seicento, Calimera praticava il rito bizantino: l’ultimo papas greco di Calimera fu Sigismondo o Gismondo de Matteis, ucciso da sconosciuti e sostituito dal primo prete latino, don Troylo Licci. Da quel momento i luoghi di culto greci vennero abbattuti e dove sorgeva l’antico tempio oggi potrete trovare la Chiesa Madre, costruita nel 1689 sulle sue rovine e dedicata al santo protettore del borgo, San Brizio. Al suo interno, potrete ammirare ben nove altari che custodiscono pregiati dipinti, come l'altare della Madonna della Misericordia, dov’è conservata la tela di un’originale Madonna incinta, e l’altare maggiore in pietra leccese con la maestosa statua della Madonna Assunta. 

Oltre a San Brizio, nel borgo vengono venerati diversi santi di origine orientale: San Vito, a cui è dedicata la quattrocentesca chiesa situata vicino all’antico Bosco di Calimera, dove, in un’autentica commistione tra sacro e profano, potrete vedere un megalite calcareo di età precristiana – noto come “men-an-tol” o Sacra Roccia di San Vito – che presenta un foro nel mezzo, attraverso cui, secondo la tradizione, bisogna passare durante il Lunedì dell’Angelo per purificarsi; e San Biagio, a cui è intitolata la chiesa semigreca di origine medievale collocata in aperta campagna, che un tempo ospitava un alloggio di monaci e che oggi, dopo un totale abbandono che la vide diventare un fienile, è stata restaurata, e conserva ancora un affresco raffigurante San Biagio e Sant'Eligio, risalente al XVIII secolo.  

Forte è la devozione anche all’occidentale Sant’Eligio, protettore dei maniscalchi, e all’orientale Sant’Elia, antico patrono di Calimera, a cui sono dedicati diversi dipinti come quello presente nella Chiesa di San Biagio e quello situato nell’ex Chiesa della Madonna di Costantinopoli che risale al 1603 e raffigura, accanto alla Madonna, i due vescovi nei loro differenti abiti talari, a dimostrazione della convivenza dei due riti, quello greco e quello latino. 

Nel borgo, partendo dalla centrale Piazza del Sole, potrete avventurarvi tra gli antichi vicoli, fortemente intrisi di storia, come il Vicolo de li Sette Dolori, oggi via Costantini, dove potrete vedere costruzioni edilizie del XVII e XVIII secolo, quali le tipiche case a corte, di cui la "Casa-museo della Civiltà Contadina e della Cultura Grika" è un esempio. Potrete visitare anche la biblioteca, che vanta più di 4.000 volumi sulla Grecia Salentina e sul Salento, e l’emeroteca, dove potrete consultare più di 14.000 articoli sulla cultura ellenofona oltre che materiali multimediali. In via Montinari, noto come Vicolo del Carmine, incontrerete le corti di San Calimero e di San Paolo, con il tipico sappuèrtu, l’area antistante la casa che fungeva da deposito degli attrezzi e da riparo per gli animali.

Nei giardini pubblici di Calimera, poi, potrete passeggiare tra i busti degli illustri personaggi del paese, come Vito Domenico Palumbo e Giuseppe Gabrieli, e potrete osservare, dentro ad un’edicola in pietra viva, la Stele attica in marmo del IV secolo a.C., donata da Atene al borgo salentino nel 1960 come simbolo del legame tra i due territori e proveniente dal Museo nazionale di Atene, che presenta un bassorilievo un po’ danneggiato dagli agenti atmosferici ed è decorata con una piccola palma e dei fiori che impreziosiscono il monumento funebre.

Da non perdere il Museo di Storia Naturale del Salento, che comprende numerosi dipartimenti tra cui quelli dedicati agli insetti, ai rettili, agli anfibi e agli uccelli, e che ospita acquari, terrari e la ricostruzione di diversi ecosistemi. Nello stesso luogo troverete anche l'Osservatorio Faunistico della Provincia di Lecce, un centro di accoglienza e di ricovero per animali selvatici ed esotici. Lì vicino, nella salita che porta a Martignano, potrete osservare da vicino tra gli ulivi una caratteristica pagghiàra, ovvero una costruzione a secco di grandi dimensioni dotata di scala esterna. 

Il borgo di Calimera è questo e molto altro ancora...

Curiosità

  • Sulle origini del nome Calimera sono state avanzate diverse ipotesi: secondo una prima interpretazione deriverebbe dal greco, o dalla parola Καλημέρα (Kalimèra) che significa “buon giorno”, o da καλλά μερέα (kallá meréa) che vuol dire “bella contrada”; secondo altre tesi, il nome discenderebbe dal bizantino, dalla radice kal/gal, e farebbe riferimento a zone pietrose o a luoghi recintati e abitati da persone, animali o altri beni, o per estensione indicherebbe un posto riparato, un anfratto, così com’è per Gallipoli, Galugnano e Alliste. Secondo un filone popolare, invece, Calimera significherebbe “bella giornata” e deriverebbe da un modo di dire degli abitanti del vicino comune di Martano, probabili fondatori del borgo, che qui avevano le loro ville: “Pame, pame, ca sìmmeri ene kalì emèra!” che in italiano significa "Andiamo andiamo (nelle ville), che oggi è una bella giornata!".  

  • Il borgo è situato lungo la Via Traiana Calabra, l'antica strada che portava da Otranto a Lecce e Brindisi.

  • Calimera attualmente presiede il consorzio della Grecia Salentina

  • Il borgo ha ospitato negli anni diversi personaggi illustri, come l’ellenista e letterato Vito Domenico Palumbo e suo fratello Michele, macchiaiolo; Orazio Montinaro, Senatore della Repubblica Italiana; l’orientalista Giuseppe Gabrieli, studioso dell’Accademia dei Lincei; Francesco Pantaleo Gabrieli, Presidente di sezione della Corte di Cassazione e poi Giudice costituzionale. Era cittadino di Calimera anche Antonio Montinaro, agente della scorta di Giovanni Falcone, caduto nella strage di Capaci del 1992, a cui è stata intitolata una piazza e dedicato un monumento formato da un macigno proveniente dal luogo dell'attentato e da un albero di mandarino di Sicilia. 

  • Calimera da tempo cerca di riscoprire e valorizzare la lingua grika e l’antica tradizione. Oggi vanta una cospicua produzione letteraria e musicale che mantiene viva una ricca eredità collettiva fatta di lavoro, di canti religiosi e di lutto. Ad esempio, nel periodo di Pasqua, si è tornati a cantare la Passione in griko e oggi l’antico dialetto greco è una materia della scuola primaria. 

  • Il borgo oggi ha un’intensa attività terziaria ma in passato, a causa della povertà del territorio ricoperto da grandi boschi, era dedito solo all’agricoltura e alla produzione del carbone. I carbonai, il cui santo protettore era San Biagio, erano detti "craunàri" e il Bosco di Calimera è detto anche “Bosco dei craunari”. 

  • Calimera è gemellata con Lefkimmi, municipalità greca appartenente alla prefettura di Corfù, e con Halandri, sobborgo di Atene. 

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