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Maschito è un borgo lucano di circa 1 487 abitanti, che sorge nell'area del Vulture Alto Bradano, in un territorio collinare utilizzato per la coltivazione di vite, olivi e grano. E' una delle cinque colonie arbëreshë della Basilicata.
La tradizione arbëreshë .... Tratto distintivo di questo paesino è l’utilizzo dominante della lingua albanese nel parlato quotidiano, da oltre cinque secoli. Anche le usanze locali ricordano ancora l'ondata di esuli albanesi avvenuta a Maschito nel Quattrocento, in fuga dalle persecuzioni turco-ottomane. Questo significativo evento storico viene rievocato ogni anno i primi di agosto, con la scenografica manifestazione nota come La Rethnes, che vede le principali etnie fondatrici di Maschito - i Greci Coronei e gli Albanesi-Scuterini - scontrarsi con armi e costumi tipici del Cinquecento, realizzati dagli abili artigiani del paese.
Il centro storico. Il borgo antico risale alla fine del Cinquecento e si snoda tra stretti vicoli e slarghi che svelano man mano le tracce della sua storia. Passeggiando sulla meravigliosa pavimentazione tutta in pietra bianca originale, incontrerete pregevoli chiese, palazzi signorili, e varie fontane monumentali poste nei luoghi pubblici di ritrovo, quando le case non disponevano di acqua potabile. Meritano una visita le tre chiese sopravvissute (su quindici), ovvero la settecentesca Chiesa Madre di Sant’Elia Profeta (culto di chiara matrice orientale); la Chiesa del Purgatorio o della Madonna del Rosario; e la cinquecentesca Chiesa del Caroseno, costruita dai Greci-Albanesi Coronei. Tra le fontane, spicca la Fontana Scanderbeg in pietra bianca, del 1879. Splendidi anche i palazzi storici, databili tra la fine del Settecento e la prima metà del Novecento, tra i quali Palazzo Manes-Rossi, Palazzo Adduca, Palazzo Giura e Palazzo Cariati, dal portale classicheggiante a colonne doriche.
L'Aglianico del Vulture. Dopo aver esplorato ogni angolo nascosto del borgo, soffermatevi a bere un ottimo bicchiere di vino. Questo territorio è da sempre vocato alla viticoltura, la coltivazione locale più importante, dalla quale si ottengono i pregiati vini Aglianico del Vulture Superiore Docg e Aglianico del Vulture Doc, dal carattere deciso e corposo.
Le specialità gastronomiche arbëreshë. Potrete degustare i vini del territorio abbinati ai gustosissimi piatti della cultura albanese, come le tumaz ma druda (tagliatelle con mollica di pane e noci), le laganelle (con latte, zucchero e cannella), le rictell cu lu gallucc ripieno (orecchiette al ragù di gallo ripiene di frattaglie, mollica e zucchero), i cauciungiëll cu la ricotta (ravioli ripieni), cingul e cimacungul (cavatelli con cime), il senapiello (verdura fritta con sgombro), i khmigl (lumachine al sugo di pomodoro), i kukul cu lu paparul pestat (sfogliata di pasta di pane, peperone piccante secco macinato, origano e olio). Tra i dolci, non perdetevi i natalizi cuscini di marmellata e castagne e la crostata di sanguinaccio.
Maschito è questo e molto altro ancora...
Curiosità
Il toponimo di Maschito sembrerebbe derivare secondo alcuni dal presunto "ratto delle donne venosine" da parte dei profughi maschi immigrati nel Quattrocento; secondo altri, dal termine di origine latina masculetum, ovvero terra di viti maschie, cioè di Aglianico; secondo altri ancora dall'omonimo paese balcanico che gli immigrati stanziatisi qui avrebbero scelto.
Nel 1943, una rivolta popolare antifascista diede origine per alcune settimane alla Repubblica di Maschito, la prima Repubblica libera italiana emersa dalla Resistenza.
A Maschito vi sono numerose superstizioni, derivanti dai contadini che credevano esistessero spiriti buoni e spiriti cattivi, dai vari poteri. Tra i tanti "scacciaspiriti" utilizzati come rimedi, vi era il famoso "abitino", che si appendeva al collo dei bambini e veniva spesso indossato anche dagli adulti, nascosto nell'intimo. Si tratta di un pezzetto di stoffa contenente un'immagine sacra oppure una piccola croce cucita al suo interno.
Il concittadino più illustre di Maschito è stato Luigi Giura, classe 1795, che tra le tante cose realizzò due delle più importanti opere d'ingegneria compiute nella prima metà dell'Ottocento in Italia: il ponte sospeso in ferro sul fiume Garigliano (Minturno, 1828-32), il cosiddetto "Real Ferdinando", primo ponte pensile realizzato in Italia; e il ripristino dell'antico emissario claudiano in Abruzzo (1825-35).
Il rito bizantino fu professato a Maschito fino al 1628, quando il Diodato Scaglia, Vescovo di Melfi, lo proibì nelle comunità greco-albanesi di Maschito e di Ginestra e, molto più tardi, anche a Barile.
Casa Soranna, costruita nel 1646, è probabilmente la prima casa costruita dagli albanesi insediatisi a Maschito.
La popolazione è prevalentemente impiegata nell'agricoltura e nell'industria automobilistica Fiat a Melfi.
Una frase nota nella comunità è Gjaku ynë i shprishur, ovvero "il sangue nostro sparso", parole nelle quali si riconoscono in generale tutte le comunità arbëreshë in fuga da una guerra, che hanno trovato accoglienza nel sud Italia e in Sicilia da almeno cinque secoli.